Una notizia è una notizia, e le presunte registrazioni audio di una (o più?) sedute della giunta di centrodestra
di Arzignano, messe online dal fantomatico signor Rossi, lo sono e
perciò le abbiamo pubblicate. Pur con tutti i condizionali e le cautele
del caso, andava fatto. Perciò quando, nella sua replica,
l’amministrazione guidata da Giorgio Gentilin punta l’indice contro
«certa stampa» proprio non lo seguiamo: quale stampa? La tesi è che non
meglio specificati «potentati economici», in combutta con altrettanto
vaghi organi di informazione, abbiano macchinato un attacco di cui il
sindaco e gli assessori sarebbero vittime per un motivo preciso: essersi
messi di traverso all’«indecente business» dell’inceneritore dei fanghi da concia.
Sul merito di questa spiegazione torneremo approfonditamente, e siccome questo giornale online è votato all’approfondimento, lo faremo sine ira,
senza la pressione della campagna elettorale che sta finendo e che, per
Gentilin & Co, costituirebbe il risvolto strumentale nella
tempistica degli X files usciti anonimamente («chiaro attentato alla
libera e democratica conclusione di una campagna elettorale che ci ha
sempre visto in vantaggio»). Per ora ricordiamo solo che ci fu un tempo
in cui Gentilin la pensava diversamente: il 27 gennaio 2011, quando il
vicesindaco di Montecchio Gianluca Peripoli abbandonò la commissione di
valutazione per un futuro impianto di gassificazione, il sindaco di
Arzignano in veste di presidente dell’Ato dichiarava che «se qualcuno
vuole creare ostacoli si assumerà la responsabilità coi cittadini,
perché si danneggerà l’economia e non solo». L’altro giorno, al
mandamento di Confartigianato riunito per ascoltare i candidati sindaco,
la sua posizione è stata la seguente: «Per il trattamento dei fanghi,
ho analizzato la relazione dell’Arpav sul gassificatore norvegese,
concludendo che tale impianto non dava sufficienti garanzie. Ora sarà
necessario rianalizzare la questione sulla base dell’accordo di
programma integrativo» (20 maggio 2014).
Oggi ci interessa un altro aspetto, politico e di etica civile.
La giunta Gentilin evoca la teoria del complotto. Ad ordirlo sarebbe la
lobby favorevole al gassificatore per lucrare «affari milionari».
Dietro il “fango”, dunque, ci sarebbero gli industriali, che in effetti
spingono per realizzare l’impianto. Lungi da noi difendere l’interesse
particolare del privato se a discapito della salute pubblica, ma
Gentilin non può trincerarsi dietro accuse generiche e senza volto.
Faccia i nomi e i cognomi, se è vero quanto afferma. Se non intende
farli urbi et orbi, li sillabi all’autorità giudiziaria. Ma
contro le intercettazioni anonime non si nasconda dietro teoremi
anonimi. La ragione e la verità sono dalla sua? Dica tutto quello che
sa. Certa stampa vuole sentirle tutte, le ragioni e le verità sulla
“macchina dei fanghi”.
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