domenica 20 luglio 2014

Il presidente Guzzo di Acque Vicentine entra nella giunta esecutiva di Federutility

Il presidente Guzzo di Acque Vicentine entra nella giunta esecutiva di Federutility

Di Redazione VicenzaPiù | Venerdi 18 Luglio alle 11:01 | 0 commenti ArticleImage
Acque Vicentine - Il presidente di Acque Vicentine Angelo Guzzo è stato nominato tra i 14 membri della Giunta Esecutiva di Federutility, la federazione che riunisce le aziende di servizi pubblici locali che operano nei settori di energia elettrica, gas e acqua. La nomina dell’organo, che avrà il compito di partecipare alla definizione delle linee di indirizzo della federazione, è avvenuta nel primo Consiglio Direttivo successivo all’elezione del nuovo presidente di Giovanni Valotti.
“Federutility è un luogo di incontro, di confronto e di indirizzo fondamentale per le aziende che come la nostra svolgono servizio pubblico – spiega Guzzo – Porteremo la nostra esperienza virtuosa e il nostro contributo operativo per definire assieme le strade verso un servizio ai cittadini sempre più efficiente e attento alla qualità e alla sostenibilità. Tutela del valore pubblico del servizio idrico; garanzia della qualità e dell’economicità per gli utenti; sviluppo nell’ottica del miglioramento continuo: queste sono delle priorità che da sempre sono al centro della nostra azione e che vogliamo promuovere anche in sede di federazione”.
Assieme ad Angelo Guzzo entrano a far parte della Giunta Esecutiva il presidente Giovanni Valotti (A2A - Milano) e i vicepresidenti Mauro D'Ascenzi (ACOS - Novi Ligure) e Catia Tomasetti (ACEA - Roma), Roberto Barilli (HERA - Bologna), Roberto Banchetti (ESTRA - Prato), Nicola Costantino (Acquedotto Pugliese), Rudi Oss (Dolomiti Energia - Rovereto), Maria Vittoria Pisante (SIBA - Milano), Maria Prestigiacomo (AMAP - Palermo), Francesco Profumo (IREN Torino), Alessandro Ramazzotti (ABBANOA - Cagliari), Paolo Romano (SMAT - Torino), Riccardo Trisoldi (C.V.A. - Chatillon, Aosta) e Fulvio Zugno (ASCOPIAVE - Pieve di Soligo, TV).

Atene e Salonicco, stop a privatizzazione acqua

Atene e Salonicco, stop a privatizzazione acqua
salonicco_logoIl Presidente dell'Eurozona e il Ministro delle Finanze Olandese Dijsselbloem subiscono una schiacciante sconfitta nella saga greca
La privatizzazione delle società idriche greche di Atene e Salonicco è stata congelata. Questa la notizia riportata oggi all'Assemblea Generale della società idrica di Tessalonica (EYATH). I rappresentanti dei lavoratori hanno accolto entusiasticamente il rapporto che considera il processo di privatizzazione in corso per la società pubblica in esplicito contrasto con una decisione del Consiglio di Stato che aveva decretato come illegale la privatizzazione della società idrica di Atene prevista dal governo greco e attesa come benvenuta dal Presidente dell'Eurozona e Ministro delle finanze Olandese Dijsselbloem. I lavoratori, il sindacato e una vasta coalizione di movimenti avevano già organizzato con successo un referendum in cui il 98% dei voti di quasi 220.000 cittadini si era espresso per il NO alla privatizzazione il 18 maggio 2014.
Una dichiarazione dell'agenzia per le privatizzazioni HRADF (o Taiped) ha affermato che ogni futura decisione dell'HRADF dovrebbe rispettare la costituzione greca e la volontà del popolo. Suez e Mekorot non hanno ancora presentato alcuna offerta. Questo è il sintomo dell'incerta natura legale (del processo di privatizzazione - ndr) e della indisponibilità ad ingaggiare una prolungata battaglia locale con tutti quei sindacati, movimenti ed esponenti politici che hanno supportato il referendum.
Nell'accogliere la notizia come una vittoria dei lavoratori e delle loro comunit , il Segretario Generale dell'EPSU (Jan Willem Goudriaan) dichiara "L'autorità greca per le privatizzazioni e le compagnie stanno riconoscendo la volontà della gente di Salonicco. Ora il Governo dovrebbe assicurare che l'EYATH sia totalmente nelle mani dei cittadini e buttar via idee antiquate quali la privatizzazione dei servizi pubblici in quanto concezioni fallimentari che non rispondono alle aspirazioni della gente e non più attuali."  Aggiunge inoltre: "Si tratta anche di una schiacciante sconfitta per il Presidente dell'Eurozona Dijsselbloem e per l'intero approccio della Troika di imporre dure misure di austerità. È abbondantemente chiaro che l'austerità della Troika non fa nulla per la crescita, il lavoro e lo sviluppo delle economie dei paesi coinvolti."
"Perfino l'AD della società idrica di Salonicco ha ammesso che "questo avanti e indietro del processo di privatizzazione non è stato di alcun giovamento per gli sforzi della società nel cercare di configurare una propria strategia di sviluppo", pertanto adesso è ora di dichiarare l'acqua diritto umano e di cominciare ad attuare le richieste delle popolazioni a livello locale", ha aggiunto Jan Willem Goudriaan.
EPSU, la Federazione Europea dei Sindacati dei Servizi Pubblici, ha organizzato la delegazione di osservatori internazionali al referendum del 18 maggio. EPSU ha argomentato con il sindacato greco, con il movimento dell'acqua e con gli altri movimenti che la privatizzazione non risolverebbe i problemi della società greca e che è necessario un'altro approccio incentrato sull'incentivazione della crescita e degli investimenti.
(Comunicato stampa EPSU - 30 giugno 2014)

sabato 19 luglio 2014

Un comunicato del settembre 2013 del Gruppo intervento Giuridico sull'acqua che si beve nella nostra provincia di Vicenza

Che acqua si beve nella Provincia di Vicenza?


corso d'acqua inquinato da scarichi
corso d’acqua inquinato da scarichi



Il recente “Studio di valutazione del rischio ambientale e sanitario associato alla contaminazione da sostanze perfluoro-alchiliche (PFAS) nel bacino del Po e nei principali bacini fluviali italiani” elaborato dall’Istituto di Ricerca Sulle Acque – IRSA del Consiglio Nazionale delle Ricerche è abbastanza chiaro: dalle tre tre campagne di monitoraggio (maggio 2011, ottobre 2012, febbraio 2013) effettuate nei corpi idrici superficiali e reflui industriali e di depurazione del reticolo idrografico della provincia di Vicenza, sembrerebbe che nei comuni vicentini si beva acqua con alte concentrazioni di acido perfluoroottanoico (PFOA) e acido perfluoroottansolfonico (PFOS) composti utilizzati nel settore industriale e commerciale, nel campo dei refrigeranti, tensioattivi, e come componenti di farmaci, lubrificanti, insetticidi, cosmetici, nelle schiume impiegate negli estintori etc.  
Si tratta di composti che, pur avendo scarsa tossicità acuta e cronica, come specificato dall’IRSA, hanno effetti principalmente di natura subletale, comportandosi da interferenti endocrini del metabolismo dei grassi, causando rischi per la catena alimentare e avendo sospetta azione estrogenica e cancerogena.
Lo Studio sottolinea il fatto che, ad oggi, PFOS è sostanza candidata ad essere inclusa nella lista delle sostanze prioritarie secondo la Direttiva Quadro sulle Acque (2000/60/EC) con uno standard di qualità proposto di 0,65ng/L.
D’altra parte, PFOS e PFOA non sono inclusi nella legislazione vigente a livello europeo sulle acque potabili ma, per esempio, negli Stati Uniti, sono inclusi nella terza lista di sostanze candidate da US-EPA alla regolamentazione a livello federale. In Germania, ricorda la relazione dell’IRSA, la Commissione per le acque potabili ha definito delle classi di rischio, espresse come somma di PFOS e PFOA, in base al tempo di esposizione  e all’età, fissando a 100ng/L il limite assoluto di sicurezza per una esposizione decennale per ogni classe di individui, mentre per una esposizione breve, nel caso di un adulto sano, si considerano tollerabili concentrazioni fino a 5 µg/L.
Bosco, radura
Bosco, radura
Nelle aree considerate dallo Studio dell’IRSA, ossia il Distretto Industriale di Valdagno e Valle del Chiampo dove è localizzato il più importante distretto tessile e conciario italiano e lo stabilimento di fluorocomposti Miteni s.p.a. (ubicato a Trissino) sono state rilevate concentrazioni piuttosto alte di PFOA, in particolare nella zona a sud dell’autostrada, nel bacino di Agno e Fratta Gorzone, dove i livelli sono risultati spesso superiori a 1000 ng/L che, secondo la relazione, “destano una certa preoccupazione dal punto di vista ambientale”. Ancora maggiore preoccupazione destano le concentrazioni di tali sostanze nelle acque potabili rilevate sempre nel bacino di Agno- Fratta Gorzone, con valori di PFOA superiori a 1000 ng/L e di PFAS totali superiori a 2000 ng/L.
La relazione dell’IRSA-CNR evidenzia come, pur in assenza di limiti di potabilità italiani o comunitari, confrontando le concentrazioni rilevate con i limiti proposti in ambito US-EPA (400ng/L per PFOA) e tedeschi (100ng/L per la somma dei perfluorurati per una esposizione decennale) sussiste un possibile rischio sanitario per le popolazioni che bevono le acque prelevate dalla falda.
I dati dello Studio condotto dall’IRSE sono stati, poi, confermati dalle conseguenti analisi svolte dall’ARPAV, la quale ha suggerito l’adozione di una serie di accorgimenti per evitare danni alla salute umana, così come proposto dall’Istituto Superiore di Sanità.
L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus ha, quindi, inoltrato una specifica richiesta di informazioni a carattere ambientale e adozione di opportuni provvedimenti (20 settembre 2013), alle amministrazioni competenti, tra le quali il Ministero dell’Ambiente, la Regione del Veneto, la Provincia di Vicenza, la ULSS di Vicenza, per conoscere quali misure siano state, nel frattempo, adottate al fine di prevenire danni alla salute umana e all’ambiente, nonché alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Vicenza, affinché verifichi la sussistenza di eventuali reati a danno della salute pubblica; alla Commissione europea, perché valuti un solerte intervento di regolamentazione della materia, alla luce dei rischi ambientali e sanitari emersi dagli studi scientifici elaborati a livello europeo ed internazionale.
Gruppo d’Intervento Giuridico onlus
gocce d'acqua

Il Ministero dell'Ambiente risponde al M5S su acque inquinate nel vicentino

Il Ministero dell'Ambiente risponde al M5S su acque inquinate nel vicentino

Di Redazione VicenzaPiù | ieri alle 20:39 | 0 commenti ArticleImage
Enrico Cappelletti, M5S - A gennaio il M5S ha indirizzato al Ministero dell'ambiente una interrogazione sulla gravissima vicenda che ha coinvolto oltre che la Miteni spa di Trissino, nel Vicentino, anche il comprensorio dell'Agno Chiampo, nonché ampi settori dell'Ovest Vicentino, della bassa Veronese e della bassa Padovana. Al centro del caso ci sono gli altissimi livelli di inquinamento delle falde acquifere dovuto a sostanze alchiliche perfluorurate, comunemente note come pfoas (agenti altamente nocivi).
Dopo 6 mesi dall'interrogazione il ministro dell'ambiente Gian Luca Galletti ha finalmente risposto.  La sua risposta, che alleghiamo, purtroppo ci delude e ci preoccupa.
La delusione scaturisce dal fatto che in tale documento gli elementi di novità, rispetto a quanto non fosse già di pubblico dominio, sono solo trascurabili.
Il Ministro ha istituito un gruppo tecnico di lavoro composto da esperti del CNR-IRSA ISPRA, ISS, incaricato di provvedere ,entro l’estate 2014, alle definizione degli Standard di Qualità Ambientali , SQA, per parte dei composti fluorurati.
Il potenziale del bacino colpito è enorme: ben 350.000 utenti.
Negli Usa, dove esiste una diversa sensibilità rispetto alla salute delle persone, un caso simile che coinvolse sì e no un bacino di utenti di 40.000 residenti, scatenò un clamore mediatico e giudiziario di proporzioni enormi.
Dal governo Renzi e dal suo ministro avremmo voluto ascoltare ben altro.
-Anzitutto servono risorse per finanziare un serio studio epidemiologico indipendente, affidato in tutto o in parte alle università
-Poi occorre cominciare a pensare ai costi o e alle modalità di una eventuale bonifica, ove questa sarà mai possibile.
-Soprattutto l'esecutivo Renzi dovrebbe intervenire per fissare rigide soglie per i cosiddetti Pfoa, in tutela e rispetto della salvaguardia della salute pubblica.
Purtroppo di tutto ciò nella replica del governo non v'è traccia.
La maggioranza parlamentare ambisce a riformare la Costituzione a colpi di maggioranza,  ma poi non è capace di scrivere un decreto legge sui pfoas che tuteli la salute dei cittadini.
 Eppure la situazione di questi territori è già pesante anche in relazione all'inquinamento provocato negli anni da una agricoltura chimicamente invasiva e dai reflui del settore concia.
Il polo conciario infatti continua a scaricare nel sistema del Guà Fratta Gorzone oltre i limiti consentiti dalla legge, il tutto in ossequio ad una deroga regionale che fa a pugni col buon senso.
Se si aggiunge tra le altre che l'Ulss 5 Ovest Vicentino non ha un registro tumori si capisce quanto sia opaca la situazione e quanto sia necessario un intervento di tutti i soggetti interessati.
Ma allora :
che acqua hanno bevuto i veneti in questi anni? Che acqua è stata utilizzata nei processi alimentari, agricoli, zootecnici in alcuni comprensori durissimamente provati come Cologna o Lonigo? Quanto stanno pagando i contribuenti veneti i costosissimi filtri al carbone attivo messi in azione per garantire la potabilità dell'acqua? Le imprese responsabili pagheranno mai il conto?

mercoledì 9 luglio 2014

Contaminazione da Pfas e analisi del rischio. Sul Bur l'Accordo tra Regione e Iss per il supporto tecnico scientifico

Contaminazione da Pfas e analisi del rischio. Sul Bur l'Accordo tra Regione e Iss per il supporto tecnico scientifico
a Logo Veneto nuovoE’ stata pubblicata sul Bur numero 60 del 17 giugno la delibera  764 del 27 maggio con cui la Giunta regionale ha approvato l'Accordo di collaborazione tra la Regione del Veneto e l'Istituto Superiore di Sanità finalizzato al “supporto tecnico scientifico, analitico e consultivo per l'analisi di rischio correlato alla contaminazione da Pfas di matrici ambientali e filiera idro-potabile in talune circostanze territoriali, e potenziale trasferimento di Pfas alla filiera alimentare e allo studio di biomonitoraggio". La Regione Veneto si avvarrà quindi delle competenze dell’Iss “per tutelare la salute della popolazione nell'utilizzo dell'acqua ad uso potabile e completare le azioni di prevenzione nell'ambito della messa in sicurezza della filiera idropotabile in relazione alla contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche”. La durata dell’accordo è fissata in 30 mesi a decorrere dall’inizio delle attività di studio e ricerca.
Responsabili scientifici saranno per l’Iss la dottoressa Loredana Musumeci e per la Regione Veneto la dottoressa Francesca Russo.
Come si ricorderà con la Dgr 168 del 20 febbraio scorso "Pianificazione delle attività a tutela della salute dei soggetti esposti alla presenza di sostanze perfluoroalchiliche nelle acque potabili" sono state definite le attività necessarie a fronteggiare la problematica della presenza Pfas nelle acque potabili erogate dalle reti acquedottistiche, a seguito della nota del Ministero della Salute del 29 gennaio e del documento tecnico dell'Istituto Superiore di Sanità del 16 gennaio.
“Per regolamentare e valutare eventuali scostamenti correlati all'analisi dei dati rispetto ai livelli di performance indicati dall'Iss – si legge ora nella nuova delibera pubblicata sul Bur di ieri - sono in corso di elaborazione delle procedure di indirizzo regionali che prevedono: valutazioni statistiche sulla rappresentatività delle informazioni rilevate dalla rete regionale dei controlli; indicazioni tecnologiche conseguenti ad eventuali superamenti; sorveglianza sul mantenimento dei livelli di performance ed eventuali provvedimenti di limitazione d'uso ed analisi di rischio basata sugli strumenti di Tdi già indicati dall'Efsa”. Peraltro, si aggiunge, “l'Istituto Superiore di Sanità ha già fornito nella tematica in oggetto, supporto tecnico-scientifico alla Regione del Veneto nell'elaborazione dei dati acquisiti dalle strutture del territorio sulla contaminazione delle acque, da destinare e destinate al consumo umano, supportando i processi decisionali nel breve e medio periodo”.
Scarica qui 764_AllegatoA_275287.pdf
A cura c.fo – 18 giugno 2014 – riproduzione riservata 
 

martedì 8 luglio 2014

Riguardo VIVERACQUA è utile sapere che facciamo parte anche di APE (Acqua Pubblica Europea)

ACQUA PUBBLICA, MM ENTRA NEL BOARD EUROPEO

Oltre quaranta milioni di abitanti serviti, molte tra le best practise migliori d'Europa, e una fitta rete d'acquedotto che come una ragnatela sotterranea, indispensabile e preziosa, unisce Bruxelles e Milano Bari e Parigi Verona e Siviglia. È la rete di APE - Aqua Publica Europea, l'associazione internazionale degli operatori pubblici del Servizio Idrico Integrato, che si è estesa di recente con l'adesione, per l'Italia, di Acquedotto Pugliese, Abbanoa (l'azienda unica della Sardegna) e Viveracqua, la società consortile che riunisce sette gestori del Veneto. L'assemblea annuale del 28 giugno, ospitata a Parigi dalla presidente Anne Le Strat (che è anche presidente di Eau de Paris), ha fotografato una realtà vivace e in crescita. Oggi Aqua Publica Europea raccoglie quarantuno aziende, provenienti da sette Paesi (Francia, Italia, Belgio, Svizzera, Spagna, Germania, Portogallo). A queste si aggiungono quattro associazioni di operatori pubblici: Aquabru (Belgio), Aeopas (Spagna), FNCCR (Francia) e AIA (Portogallo). Nel complesso le aziende aderenti ad APE rappresentano un fatturato che supera i 4 miliardi e 500milioni di euro, che si traducono in cantieri aperti sul territorio per realizzare pozzi, estendere reti, potenziare depuratori, e più in generale nella garanzia per i cittadini di avere a disposizione un servizio efficiente, solidamente gestito da operatori pubblici, direttamente controllati dagli Enti Locali. Nel corso dell'appuntamento di Parigi è stato nominato il nuovo Consiglio d'Amministrazione, che detterà gli indirizzi dell'associazione per i prossimi tre anni. Ne fanno parte 13 componenti, 4 dei quali in rappresentanza dell'Italia: si tratta di Alessandro Ramazzotti (presidente CAP Holding), Cesare Cerea (vicepresidente Amiacque), Stefano Cetti (direttore generale Metropolitana Milanese) e Massimo Mariotti (presidente di Acque Veronesi e del consorzio Viveracqua). 'Riteniamo importante promuovere anche a livello europeo, attraverso APE, le best practice della gestione pubblica - dichiara Stefano Cetti, direttore generale di Metropolitana Milanese spa -, soprattutto nei servizi idrici che sono di primaria importanza per la collettività'. 'Siamo certi che la conoscenza reciproca e la collaborazione tra le imprese aderenti ad APE - aggiungono Alessandro Ramazzotti e Cesare Cerea di CAP Holding e Amiacque, le due aziende del Gruppo CAP - ci aiuteranno nello sforzo per un miglioramento continuo dei nostri livelli di efficienza'. L'assemblea è anche stata l'occasione in cui fare il punto sui prossimi passi di APE per promuovere la gestione pubblica dell'acqua, puntando anche sull'innovazione che gli operatori pubblici del servizio idrico sono in grado di produrre. Proprio in tema di innovazione, APE insieme ad altri network è stata selezionata di recente dalla Commissione Europea per la creazione di un 'action group' nell'ambito della 'European Innovation Partnership on water', e sta partecipando ai bandi europei sugli appalti pubblici innovativi e sul risparmio energetico nella produzione idrica.
 Qui un articolo che racconta di quando APE si è riunita a Verona :
 Venerdì, 18 Ottobre 2013 00:00 
 

Verona / Acqua Publica Europea: rinnovato l’impegno a promuovere la gestione a livello internazionale


VERONA - Si è riunito nella sede di Acque Veronesi - la società che gestisce il servizio idrico integrato in 73 comuni della provincia scaligera - il consiglio di Amministrazione di “Aqua Publica Europea” (APE). L’associazione è nata nel 2008 con l’obiettivo di promuovere la gestione dell’acqua a livello internazionale, dimostrando che le aziende idriche pubbliche possono competere con le grandi multinazionali private in termini di qualità del servizio, efficienza gestionale e avanguardia tecnologica.
 
Padrone di casa, Massimo Mariotti, presidente di Acque Veronesi e del Consorzio Viveracqua - la società che riunisce nove gestori del Veneto, e che recentemente ha aderito al network europeo - nonché componente del Cda di Ape. “La riunione - ha commentato Mariotti - si è concentrata sulla definizione di strategie comuni che, in una fase di particolare difficoltà economica, permetteranno di prepararsi al meglio alle opportunità e alle sfide che l’Unione Europea presenterà nel prossimo periodo di programmazione, 2014-2020, specie nell’ambito del futuro programma europeo di finanziamento all’innovazione (Horizon2020). Questo tipo di collaborazioni, oltre a rappresentare una novità nel settore idrico, sono indispensabili per il reperimento di fondi da investire sul territorio”.

La rete di “Aqua Pubblica Europea” serve oltre 50 milioni di abitanti e racchiude 47 aziende di sei Paesi: Belgio, Francia, Italia, Portogallo, Spagna, Svizzera. Il fatturato delle aziende che fanno parte di APE è complessivamente di 5 miliardi di euro, un capitale che si traduce nella costruzione di pozzi, nell’estensione delle reti idriche, nel potenziamento dei depuratori, e più in generale nella garanzia per i cittadini di avere a disposizione un servizio efficiente, solidamente gestito da operatori pubblici.

Presente all’incontro nella sede di Acque Veronesi, il presidente di APE Anne Le Strat, vicesindaco di Parigi e presidente di “Eau de Paris”, l’azienda che si occupa della gestione dell’acqua nella capitale francese: “Ringrazio gli amici veronesi per l'eccellente accoglienza che testimonia l'impegno dei soci italiani per la crescita del nostro network. Un network che combina un deciso impegno sui temi della performance e la qualità dei servizi con la promozione dei valori che sono tipici del servizio pubblico". Soddisfazione, infine, per l’importante summit, è stata espressa anche dal vicepresidente di “Aqua Pubblica Europea”, Alessandro Ramazzotti, (presidente CAP Holding), secondo cui, “è fondamentale rivendicare il ruolo delle Pubblic Utilities, per affrontare al meglio le sfide infrastrutturali”.

Mozione sull' autostrada Pedemontana presentata da Pietrangelo Pettenò Consigliere della Sinistra Veneta

Mozione sull' autostrada Pedemontana presentata da Pietrangelo Pettenò Consigliere della Sinistra Veneta
Al Presidente della Giunta Regionale
Luca Zaia
Al Presidente del Consiglio Regionale
Clodovaldo Ruffato
Al Presidente della Commissione II
Andrea Bassi
> Al Presidente Commissione VII
> Nicola Ignazio Finco
> ai Consiglieri Regionali
> Egregi Colleghi,
>
> La manifestazione contro la Pedemontana che si è tenuta a Brogliano (Vi) sabato 5 luglio scorso, promossa dai comitati cittadini con l'adesione di varie associazioni e forze politiche, ha messo in evidenza la necessità di una seria riflessione dal parte della Regione Veneto sul proseguimento di quell'opera ancora molto contestata.
>
> Ritengo sia doveroso affrontare con i responsabili istituzionali e tecnici lo stato dell'arte del progetto e confrontarsi con gli Enti Locali, i cittadini ed i comitati che da tempo scongiurano la realizzazione di quest'opera, proponendo valide, meno impattanti e costose alternative.
>
> Vari sono anche i ricorsi pendenti in sede giudiziaria ed è per questo che vi propongo di attivare urgentemente un tavolo di discussione e verifica sull'intera opera.
>
> Allego, per una vostra eventuale condivisione, una proposta di Mozione da presentare in Consiglio regionale, la cui discussione potrebbe essere proceduta proprio da un momento di confronto istituzionale nelle commissioni consiliari o in altra forma e modo che riterrete opportuno.
Il Consigliere regionale
Pietrangelo Pettenò
Questa la mozione : MOZIONE N.
FERMARE I LAVORI PER LA REALIZZAZIONE DI QUELL’OPERA INUTILE E DANNOSA CHE SI CHIAMA AUTOSTRADA PEDEMONTANA!
presentata il 03 luglio 2014 dal Consigliere Pettenò,
Il Consiglio regionale del Veneto
Premesso che
Nella Valle dell’Agno la Pedemontana significa:
1. Distruzione della gratuita tangenziale di Montecchio M. (inaugurata nel dicembre 2006) per far posto alla superstrada a pagamento. Il traffico locale sarà ributtato all’interno del paese a meno che non si realizzino le complanari che però significherebbero un serpentone d’asfalto di 10 corsie
2. Per tre volte la Pedemontana sottopassa la provinciale 246 con enormi scavi. Si renderanno necessari complessi e costosi lavori per bloccare e deviare la falda
3. Inquinamento della valle per nuovo traffico di attraversamento. Aumento dei tumori e delle malattie cardiovascolari
4. Espropri, distruzioni di case e di campi, impoverimento di aziende agricole. Perdita di valore delle abitazioni
5. Allagamenti a causa della completa cementificazione del fondo valle (sono previsti 3 nuovi caselli). Bollette stratosferiche per far funzionare le idrovore per asciugare cantine e capannoni
6. Costosi ed impattanti lavori per raccogliere l’acqua che non trova naturali sfoghi. Vedi bacino di laminazione delle rotte del Guà e triplicazione del bacino di Montebello
7. Cementificazione anche con iniezioni di cemento delle risorgive delle Poscole, sito di interesse comunitario (SIC) mentre l’Europa stanzia fondi per la protezione delle risorgive dell’Alto Vicentino, tra le più importanti d’Europa
8. Dispersione del bene prezioso dell’acqua sia per i danni alle falde sia per le gallerie tra la Valle dell’Agno e la Val Leogra che vanno ad interrompere i numerosi percorsi d’acqua sotterranei che alimentano importanti sorgenti (sentire Lorenzo Altissimo direttore del Centro Idrico di Novoledo)
9. Danni enormi al paesaggio
10. Problemi alla viabilità ordinaria in quanto la superstrada è in realtà un’autostrada che divide in due un territorio densamente abitato. Questa considerazione vale per tutti i 95 Km tra Montecchio Maggiore e Spresiano in provincia di Treviso.
Considerato che
Il tratto di superstrada tra Montecchio M. e la Valdastico Nord-A31 costa 750 milioni di euro ma non ha senso poiché esiste già la Valdastico Nord-A31 direttamente collegata all’autostrada A4, mentre gli abitanti della Valle dell’Agno, chiedono invano una bretella tra Canove di Montecchio M. e Cereda di Cornedo perché il traffico locale si svolge principalmente tra Recoaro e Montecchio.
La costruzione della galleria artificiale tra Montecchio Precalcino e Sarcedo, che rappresenta un enorme danno all’ambiente, procedono al rilento, forse con lo scopo di indurre la popolazione alla ineluttabilità di questa ferita che condizionerà la vita della comunità residente nel territorio e quella delle generazioni future.
La possibilità di rivedere il progetto è prevista per “causa di forza maggiore” dagli stessi accordi tra Regione e consorzio di ditte che esegue e gestirà la Pedemontana e un’immediata moratoria dei lavori permetterà di rivedere questo faraonico, costoso, distruttivo progetto.
impegna la Giunta regionale
ad intervenire nelle sedi istituzionali opportune per prevedere l’immediata moratoria dei lavori della superstrada a pagamento Pedemontana Veneta, affinché non si producano ulteriori danni al territorio e non si giunga forzatamente ad un punto di esecuzione dei lavori (o meglio di presunta esecuzione) che induca nel senso comune, come uno slogan e come avvenuto per la realizzazione del c.d. “Sistema Mo.S.E.”, la percezione dell’ineluttabilità della conclusione dell’opera, a prescindere dalle indispensabili valutazioni di merito (ambientali, mobilistiche, socioeconomiche) e dalla effettiva utilità dell’opera.

lunedì 7 luglio 2014

Martedì 8 luglio riunione del Coordinamento "Acqua Libera dai PFAS"

Salve a tutti,
ricordiamo la riunione del Coordinamento che si terrà martedì sera 8 luglio 2014 alle ore 21:00  presso la sala dell'associazione PERLA BLU al piano primo dell'ex Istituto Dal Zotto posto a Cologna Veneta (VR) in via Cavour n° 72.
Grazie.


Per il Coordinamento "Acqua Libera dai PFAS"
Il Segretario di PERLA BLU
Montagna geom. Marco

Manifestazione No Pedemontana video e foto

Con Bebi De Marzi e Vardete  intorno e  l'Acqua che la se morta, un bellissimo video della manifestazione contro la Pedemontana di ieri dove con i comitati hanno partecipato anche i partiti comunisti e di sinistra e dei 5 stelle della nostra zona anche di Lonigo, Sarego.Montecchio Maggiore e Arzignano e di tutta la valle dell'Agno. Assenti invece i sindaci appena rinominati. Giovanni Fazio per il suo impegno e per la sua presenza di ieri si merita i nostri ringraziamenti più sentiti per la salvaguardia dell'Acqua il nostro più grande Bene Comune! Il video è stupendo c'eravamo anche con il nuovo coordinamento Acqua Libera dai Pfas
Promossa da Coordinamento Veneto Pedemontana Alternativa – Comitato Difesa Salute Territorio Trissino &Valle Agno – Comitati Mobilità Sostenibile Treviso – Coord. 41 ricorrenti si è svolta ieri 5 Luglio una marcia dimostrativa da Brogliano ai cantieri di Castelgomberto contro la costruzione della Pedemontana. Si tratta di una iniziativa molto importante perché la costruzione di questa grande opera è strettamente collegata alle vicende di sfruttamento del territorio e delle risorse del Veneto. Vi allego un breve filmato che, penso potrà interessarvi anche perché ha come commento una bellissima canzone di Bepi De Marzi.


Mercoledì 9 Luglio un incontro di approfondimento sulla società VIVERACQUA


Mercoledì 9 Luglio un incontro di approfondimento sulla società VIVERACQUA s.c.r.l. che si terrà presso la sede della Circoscrizione n°2 di Vicenza (Via Enrico de Nicola, 8 ) mercoledì 9 luglio ORE 20:45.
Il presidente di VIVERACQUA Fabio Trolese ha dato la propria disponibilità ad illustrare gli scopi e i programmi societari e ad un confronto con i comitati A.B.C.
Allego lo statuto societario, a questo link un recente articolo in merito al progetto di finanziamento, altri materiali ed informazioni sono scaricabili dal sito.
Buon fine settimana!

Filippo Canova 
COORDINAMENTO ACQUA BENE COMUNE VICENZA

Acqua inquinata,allerta per i pozzi privati

VICENZA. Un anno fa la scoperta: l'acqua di parte del territorio Vicentino è inquinata dal fluoro. Oggi le indagini: tutti i residenti del Comune di Vicenza che possiedono un pozzo artesiano devono comunicarlo a palazzo Trissino e sono obbligati ad effettuare le analisi in laboratorio. La caccia all'inquinamento entra nel vivo. Con un'ordinanza «contingibile e urgente» il sindaco Achille Variati ha deciso di passare al setaccio le sorgenti di acqua potabile che non sono collegate all'acquedotto e che sono minacciate dall'emergenza Pfas. L'obiettivo è stabilire se le 462 fonti presenti in città siano o meno contaminate.
IL PROBLEMA. La sigla ormai è conosciuta dalla maggior parte dei vicentini. Tutto nasce un anno fa quando, con un'analisi voluta dall'Unione europea, il Cnr scopre che l'acqua destinata al consumo umano in una vasta zona che comprende Vicentino, Padovano e Basso veronese è inquinata.





 Speriamo che anche negli altri comuni interessati da questo inquinamento si agisca come a Vicenza dove il sindaco Achille Variati con un'ordinanza «contingibile e urgente» ha deciso di passare al setaccio le sorgenti di acqua potabile che non sono collegate all'acquedotto e che sono minacciate dall'emergenza Pfas. L'obiettivo è stabilire se le 462 fonti presenti in città siano o meno contaminate. L'assessore Dalla Pozza dice che non va presa sotto gamba questa ordinanza perchè i problemi per la salute possono esserci (ma come non ha letto nulla di tutto quello pubblicato sull'ISDE? non ha partecipato alle assemblee pubblice dove il dottor Cordiano l'ha spiegato ? )

Concluso il processo di Medio Chiampo e ci sono sei condanne


La notizia di questo processo sulla Medio Chiampo in corso da tantissimo tempo era  anche sulla Nuova Vicenza di  circa un anno fa dove si parlava anche dell'inquinamento di un pozzo a Gambellara  http://www.nuovavicenza.it/2013/03/rigon-medio-chiampo-spa-pozzo-di-gambellara-inchiesta-archiviata/  il 30 giugno  invece si è finalmente chiuso il lunghissimo processo legato al depuratore di Montebello e alla sede di Medio Chiampo  e ci sono sei condanne, altre sette invece sempre coinvolte con questa vicenda sono andate in prescrizione . A essere condannati per aver contaminato la discarica con idrocarburi e fenoli sono Stefano Paccanaro di Zermeghedo, Piergiorgio Rigon di Montebello, Luigi Culpo di Arzignano, Paola Crestani e Lugi Storato di Montebello, Stefania Malesan di Monteforte d'Alpone.In prescrizione invece Tiziana Piras di San Bonifacio, Davide Zannato di Montecchio Maggiore, Gianna Tasson di Zermeghedo, e Bruno Pellizzari di Montecchio Maggiore.Speriamo che finalmente si dimettino anche dai loro ben pagati incarichi di dirigenti della Medio Chiampo.Secondo i sei condannati la sentenza è ingiusta e vogliono proporre un appello...

Questo articolo del GdV del 2006 spiega molto bene cosa era successo : È polemica sui metodi di controllo effettuati dall’Arpav: avvengono con un preavviso che può “tutelare” il controllato
Montebello, la polizia nei pozzi ha scovato anche tubi “segret
i”
Il blitz coordinato dai pm su depuratore e discarica è andato a colpo sicuro

di Ivano Tolettini

Una grande truffa ambientale sull’asse Montebello-Zermeghedo col corollario di collusioni ancora da decifrare, oppure un colossale equivoco che l’nchiesta della procura di Vicenza si incaricherà di chiarire? La gestione di depuratore e discarica da parte di Medio Chiampo è stata fin qui corretta, oppure qualcuno ha fatto il furbetto, mettendo a repetaglio la salute pubblica? Ruota attorno a questa duplice domanda la maxindagine sui rifiuti da concia che ha visto finire sotto inchiesta una decina di persone e ad accertare che, per quanto finora s’è capito, depuratore e discarica di Montebello-Zermeghedo hanno dei problemi. Gli investigatori non avrebbero dubbi al riguardo, anche se soltanto dai risultati di laboratorio si avranno i risultati che indirizzeranno le indagini in maniera decisiva. Si è appreso, ad esempio, che le telecamere della polizia stradale di Verona diretta dal primo dirigente Giocondi avevano iniziato le riprese all’inizio dell’anno prima che "Striscia la notizia" fiutasse la stessa pista. A indirizzare l’inviato Moreno Morello del tiggi satirico sarebbe stato un informatore che sarebbe a conoscenza di parecchi segreti del mondo dello smaltimento dei rifiuti non solo nell’Ovest Vicentino. Il blitz coordinato dal procuratore capo Ivano Nelson Salvarani e dal sostituto Angela Barbaglio è stato chirurgico come può esserlo una incisione al laser. I poliziotti sono andati a colpo sicuro sequestrando pozzetti, eseguendo campionamenti in tubi che sarebbero stati segreti e acquisendo documenti che avrebbero lasciati esterrefatti gli stessi gestori della società Elidra, uno dei fulcri dell’indagine perché è controllata da una fiduciaria con sede in un paradiso fiscale estero. Per questo l’inchiesta che ha avuto ripercussioni anche nel Veronese, con le prime prese di posizioni di alcuni sindaci che preannunciano azioni legali contro il Vicentino (a tutti i livelli) qualora le analisi dei campioni prelevati dagli investigatori fossero positivi, rischia di avere un impatto incontrollabile. PRELIEVI. L’altra sera nell’intervista rilasciata all’inviato di Striscia il dirigente Arpav di Arzignano Vincenzo Restaino ha spiegato che in effetti i controlli periodici avvengono con il preavviso del controllato. Un’affermazione che ha fatto non poco dubitare sulla serietà di questi prelievi, perché è sufficiente che chi subisce il controllo alteri la situazione dei pozzetti per far vanificare la prova. Sarebbe come dire a un atleta quando avvengono i controlli antidoping. Anche perché, come hanno sottolineato più osservatori, il mercato ambientale è gestito perlopiù dagli enti pubblici (dunque la politica) e l’Arpav , che è l’organo di vigilanza, è un ente di emanazione politica (regionale). Insomma, tra controllori e controllati c’è una osmosi che vista dalla prospettiva del cittadino potrebbe alimentare sospetti come l’inchiesta conferma. Perché i controlli non sono a sorpresa? INDAGATI. Sono otto i nomi degli indagati che si conoscono perché a loro la polizia ha consegnato un decreto di perquisizione che equivale a un avviso di garanzia: Piergiorgio Rigon, presidente di Medio-Chiampo spa; il direttore generale Luigi Culpo; il responsabile tecnico Stefano Paccanaro; il responsabile tecnico della discarica di Zermeghedo Lanfranco Vitale; l’amministratore unico di Elidra Tiziana Piras e il direttore tecnico Davide Zannato. ASSOCOGEN. Gli altri due sotto inchiesta sono il presidente di Assocogen , la società costituità da Assoartigiani (67%) e Aim (33) Virginio Piva e il responsabile tecnico della centrale a metano di Zermeghedo Zoso. A proposito di questo impianto, a differenza di quello che abbiamo riferito nell’edizione di ieri, la società non si occupa anche della raccolta di fanghi, ma soltanto "di gestione dell'impianto di cogenerazione di Zermeghedo (produzione di calore ed energia elettrica mediante utilizzo di gas metano) in autonomia operativa. Il calore prodotto - informa una nota congiunta - viene ceduto interamente alla rete di teleriscaldamento industriale realizzata nella zona artigianale di Zermeghedo, l'energia elettrica al Grtn-Gestore della rete di trasporto nazionale". L’attenzione della polizia si è concentrata sulla società perché smaltirebbe i propri scarti acquosi e oleosi in maniera illegale. È l’ipotesi, questa, della procura. Un’autobotte di Elidra trasporterebbe periodicamente gli scarti della centrale nel depuratore e da lì in discarica. Tutto questo, ad avviso degli inquirenti, avverrebbe in maniera irregolare. Così come poi sarebbe illegale il trasferimento dei fanghi ottenuti ed essiccati in discarica a Zermeghedo.

Dopo le condanne di lunedì 30 giugno  a Medio Chiampo i ritenuti responsabili dell'inquinamento con il traffico dei rifiuti, replicano che essendo i rifiuti non cancerogeni (come fanno a saperlo?) pur superando i limiti stabiliti . I loro fanghi non li ritengono pericolosi e li stanno producendo da 30 anni. L'attività conciaria prosegue infatti anche oggi nello stesso modo.La discarica la stanno gestendo da anni nello stessa maniera e se ora risultasse illegale tutto verrebbe bloccato
questa l'interrogazione che aveva fatta ancora nel 2010 il consigliere per la Sinistra in Veneto Pietrangelo Pettenòhttp://www.vicenzapiu.com/leggi/commissario-per-medio-chiampo-e-acque-chiampo
Questa invece l'osservazione fatta da Luciano Panato ex consigliere provinciale di Rifondazione Comunista che seguiva la vicenda 
trovate tutto anche sul nostro gruppo di facebook /https://www.facebook.com/groups/437427346291025/
Aver posto al centro dei programmi elettorali i temi del lavoro e dell'ambiente è un merito che riconosciamo a tutti i candidati sindaci dell'Ovest vicentino e a tutte le forze politiche e liste civiche che li hanno appoggiati.
Oggi - a elezioni terminate, a sindaci eletti e a consigli comunali insediati - bisogna entrare nel merito. Ci riferiamo, in particolare, all'allarme lanciato dai sindacati sulla grave crisi occupazionale che vivono i lavoratori di alcune aziende (di Arzignano , ma non solo), che lamentano una non vicinanza delle istituzioni. 
( Il Giornale di Vicenza del 3 luglio nella cronaca di Arzignano).
Sulla questione ambientale siamo convinti che l'esito del processo in cui erano imputati i vertici di Medio Chiampo - a cui è stata inflitta una condanna non lieve - ponga con urgenza una scelta, non più rinviabile, di cambio dei vertici di tale consorzio pubblico, e una fusione con altro ente della stessa natura.
E' ora che i sindaci e le forze politiche, battano un colpo.
Attendiamo fiduciosi.

L'assemblea non aperta al pubblico di "Vivereacqua" con politici e manager vicentini

L'assemblea non aperta al pubblico di "Vivereacqua" con politici e manager vicentini

Di Citizen Writers | Sabato 28 Giugno alle 14:20 ArticleImage
Riceviamo da Gianni Padrin, presente come uditore M5S, e pubblichiamo - Assemblea non aperta al pubblico a Novoledo, organizzata da Vivereacqua, la società veneta che associa varie partecipate di gestione delle acqua di acquedotti, fognature e depurazione. Si parlava di emissione di minibond di Viveracqua Hydro-bond per realizzare molti altri investimenti su acquedotti e fognature.
Le obbligazioni verranno sottoscritte per metà dalla BEI Banca Europea Investimenti per 180 milioni di € con tasso inferiore al 5%, e l'altra metà da banche locale e fondi pensioni.
Nella cartolarizzazione interverrà una società veicolo SPV. Veneto Sviluppo spa contribuisce al credit enhancement. Alla riunione hanno partecipato Flavio Marelli, membro del Cda di Acque Vicentine e candidato della lista Variati a Vicenza e marito dell’on. Daniela Sbrollini del Pd, i parlamentari  Ginato, Filippin (entrati più tardi) del Pd-L e l'assessore al bilancio regionale Ciambetti, il consigliere regionale Berlato Sella e Stefano Fracasso (uscito a metà), l’assessore Dalla Pozza in rappresentanza di Variati e molti sindaci o loro delegati che aderiscono ad Acque Vicentine,
In rappresentanza del Sen. Cappelletti 3 appartenenti al gruppo 5 Stelle di Torri di Quartesolo (con il neo consigliere Fabbiani), a cui il presidente del Consiglio Amministrazione Acque Vicentino Angelo Guzzo ha espresso soddisfazione per la presenza.
La società Acque vicentine è molto indebitata, ma nonostante questo (ha detto il presidente di Viveracqua Trolese) le società di rating hanno dato un buon punteggio in quanto i debiti contratti sono usati per uno scopo d’uso diretto ed immediato con un buon piano d’investimenti, atto allo sviluppo, mantenimento, controllo della rete idrica (in entrata) e altrettanto per la rete fognaria e di relativa depurazione (in uscita).
L’Europa con i finanziamenti diretti è favorevole anche ad aumentarli di molto, pur di favorire un buon progetto a lungo termine, con beneficio agli utenti. Non li potevano dare alla regione o allo stato, in quanto il loro rating è sottozero, e non si fidano dei politicanti.
I costi di queste operazioni sono molto importanti, vista l’enorme kilometrica rete idrica e fognaria, di contatori e di sensori, di personale specializzato e super specializzato, lavori di scavo, opera, riempimento e riasfaltazione su tubature varie, progettazioni, ricerche, analisi e controllo di innumerevoli cantieri. Rifare o iniziare di nuovo un solo tratto di 1 km è molto oneroso.
La scelta degli italiani con il referendum di operare in pubblico e non con aziende private è la migliore per lo scopo prefissato.
Il problema è di non andare oltre la regione nelle acquisizioni di aziende-consorzi x Viveacqua, altrimenti è certo il coinvolgimento romano con relative tangenti enormi, intrallazzi, disfunzioni, non controllo della bontà dell’acqua degli acquedotti, perdite e scarichi fognari, oltre che aumenti delle tariffe.
Vivereacqua è una società esterna che ha il compito di fare da capo a tutte le aziende locali, per alcune funzioni:
1)  acquisto di  materiale in quantità, abbassandone il prezzo,
2)  maggiore controllo sulle funzioni e attività delle stesse,
3)  gestire meglio attività che sarebbero troppo piccole per singole aziende,
4) avere una visione non solo tecnica, ma anche politica della “cosa bene pubblico” acqua-acquedotti e acque reflue-fognature-depuratori.
Il discorso è politicamente perfetto ed è stato ben descritto da Trolese e a margine da Guzzo.
Nessuno però ha detto che le spese del debito comunque saranno ripianate dagli utenti, anche senza interessi o comunque molto bassi. Ma è anche giusto, viste le spese per lavori realmente fatti. Ricordo che per l’inquinamento di Ancignano, Acque Vicentine ha dovuto fare una nuova rete di qualche km in poche settimane a sue ingenti spese momentaneamente.
L’italiano medio non ha idea di cosa sono gli acquedotti e fognature-depurazione, infatti il costo medio in Italia è ancora basso, proprio perché non sono ancora completate queste opere, come in uno stato moderno dovrebbe essere. Abbiamo posto delle domande ad alcuni invitati eccellenti, tramite un semplice foglietto:
Domande per Centro Idrico di Novoledo e dirigenti e presidenti Acque
1) Che posizioni prenderete, in maniera generica o puntuale o di qualsiasi tipo, in merito agli inquinanti cancerogeni trovati in quantità così alta, presenti in molti pozzi privati e pubblici di approvvigionamento ?
2) In merito agli inquinanti presenti in quantità impressionante nelle acque di falda della valle dell’Agno, intendete prendere in considerazione la soluzione prospettata dal dott. Vittorio Rizzoli di Lonigo, cioè di prelevare l’acqua da pozzi da fare o forse già presenti nella vicina valle più ad ovest, pressoché incontaminata ?
3) Pubblicamente, quindi tramite un atto formale giudiziario, intendete presentare una richiesta di danno alle aziende Miteni e Marzotto, come produttrici dirette del danno da inquinamento consapevole ?
4) i filtri anti Pfas sono effettivamente bloccanti il veleno in maniera costante e sufficiente ad un decente abbassamento dei quantitativi, ben al di sotto dei limiti di legge ? Viste le modifiche della filtrazione con filtri vecchi.
5) Come vi ponete in merito al consumo alimentare degli animali da allevamento, visto che poi ce li mangiamo, sia in merito al consumo da acquedotti, che da pozzi ?
6) Ritenete sufficiente dal punto di vista medico, gli attuali alti livelli massimi previsti per legge, o sarebbe meglio abbassarli, tramite legge apposita (già presentata alla camera), visto che l’effetto degli inquinanti cancerogenici è “importante” e potente anche a basse dosi giornaliere e fortemente deleterio a lungo termine, sapendo inoltre, che ci sono altri inquinanti cancerogenici presenti, facendo effetto sandvich sul genoma umano e animale ?
Come prevedevamo ha fatto effetto la grandezza del carattere. L’hanno letto subito tutto il consigliere regionale Berlato Sella che ha annuito e ha parlato dei vecchi tempi. Poi Trolese che ha risposto molto intelligentemente e prudentemente sul punto 6…
L’hanno avuto anche: il marito di Sbrollini, Ginato e Filippin che quasi sicuramente mi risponderanno più TvA e forse GdV.

Coordinamento Acqua Libera dai Pfas in piazza: "a breve ci saranno anche azioni legali"

Coordinamento Acqua Libera dai Pfas in piazza: "a breve ci saranno anche azioni legali"

 
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È la prima uscita in piazza del Coordinamento Acqua Libera dai PFAS quella avvenuta oggi domenica 29 giugno 2014 nel vicentino, a Lonigo, ma “nelle prossime settimane seguiranno altre iniziative nei territori vicentini interessati” anticipa Massimo Bonavoglia a nome del Coordinamento nato per sensibilizzare la popolazione sul problema dell'inquinamento delle acque da sostanze industriali perfluoro-alchiliche.

Una vicenda che recentemente sempre più di frequente ha occupato le cronache locali, ponendo all’attenzione la questione della prevenzione dalle sostanze inquinanti nelle acque (leggi qui), supportata anche dai timori espressi sul tema da medici e altri professionisti della salute.
“Il Coordinamento Acqua Libera dai Pfas - spiega Bonavoglia - raccoglie una quindicina tra associazioni e gruppi GAS (gruppi acquisto solidale) delle zone interessate dall’inquinamento da perfluoroalchilici”.
“Abbiamo deciso – prosegue - di organizzare, tra le varie iniziative, anche banchetti informativi nelle piazze dei comuni coinvolti, con l’obiettivo di sensibilizzare la popolazione e cercare di dare un’informazione quanto più obiettiva possibile sul problema dell’inquinamento delle falde acquifere, provocato da sostanze chimiche impermeabilizzanti, prodotte dalla ormai nota azienda di Trissino, la Miteni”.
Ma oltre all’informazione diretta in piazza, quali altre iniziative sta portando avanti il coordinamento?
“A breve ci saranno anche delle azioni legali e l’invito alle amministrazioni pubbliche interessate a spingere verso una soluzione a livello regionale e nazionale”.

27 giugno 2014 «Pfas», scatta l'offensiva Analisi e controlli sui pozzi


«Pfas», scatta l'offensiva Analisi e controlli sui pozzi

Nei prossimi giorni i Comuni emetteranno le ordinanze per verificare la qualità dell'acqua servita nei Comuni della Bassa

La centrale di Almisano che serve anche 13 Comuni della Bassa veronese
La centrale di Almisano che serve anche 13 Comuni della Bassa veronese
Controlli sui pozzi privati già in estate e analisi sugli esseri umani a partire da settembre. Sono queste le prossime misure adottate dalle autorità regionali per combattere l'«emergenza-Pfas». A presentarle sono stati ieri, nella sede dell'Ulss 20, i massimi vertici della sanità veneta: dall'assessore Luca Coletto al segretario generale Domenico Mantoan passando per la responsabile della direzione prevenzione Francesca Russo e Massimo Valsecchi, responsabile prevenzione della 20.
I rappresentanti della Regione hanno fornito il quadro della situazione ad un anno esatto dall'emersione di un problema che non ha ancora trovato una soluzione definitiva. Sulla scorta di un percorso avviato anni fa dall'Unione europea, nel giugno del 2013 a Venezia si è scoperto che l'acqua destinata al consumo umano era contaminata da inquinanti per nulla naturali: le sostanze di origine chimica perfluoroalchiliche, che vengono utilizzate per rendere resistenti ai grassi ed all'acqua tessuti, carta e contenitori per alimenti ma che per la legge nemmeno esistono. Non ci sono infatti in Italia normative che stabiliscano qual è il valore massimo in cui possono essere presenti nell'acqua ad uso alimentare. Tanto che la loro presenza non influisce sulla potabilità. «Anche se», ha sottolineato Valsecchi, «al momento è impossibile dire con certezza se l'acqua distribuita dall'acquedotto è buona o no. Quello che possiamo dire è che concentrazioni come quelle che stiamo registrando qui non stanno mettendo in allarme nessun altro Paese e che nelle persone esposte a questo inquinamento non sono stati registrati problemi particolari».
Tuttavia, è anche vero che adesso, sulla scorta delle indicazioni del ministero della Salute e dell'Istituto superiore di Sanità, che peraltro è ora partner tecnico della Regione in seguito all'approvazione di una convenzione, Venezia sta mettendo in piedi una serie di controlli. «Per quanto riguarda l'acquedotto», ha spiegato Russo, «l'abbattimento degli inquinanti attuato con l'installazione di filtri a carboni attivi da parte degli enti che gestiscono gli acquedotti ha permesso di ridurre nel giro di soli tre mesi la presenza dei Pfas entro i livelli che vengono considerati più restrittivi in Europa, quelli adottati in Germania, ma restano molti aspetti da indagare». Ovvero lo stato dell'acqua prelevata dai pozzi che pescano nelle falde - dovrà essere analizzata a proprie spese dai privati dell'area a maggiore rischio, che è formata 21 Comuni, tra cui Cologna, Pressana e Zimella, sulla scorta di ordinanze emesse nei prossimi giorni dai sindaci – e la salute degli abitanti residenti nel territorio di 150 km quadrati oggetto dell'inquinamento. Cosa, questa, che sarà possibile grazie ad un biomonitoraggio che partirà a settembre e che nella prima fase interesserà 200 persone.

Luca Fiorin
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lunedì 30 giugno 2014

Delibera delibera della Giunta regionale n. 618 sull'utilizzo dei pozzi privati dei comuni con acqua inquinata da perfluoro alchiliche

E’ stata pubblicata sul Bur numero 52 del 20 maggio anche la  che dispone i primi indirizzi operativi per l'utilizzo dei pozzi privati ai Comuni delle Province interessate dalla presenza di sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) nelle acque destinate al consumo umano. Come si ricorderà con la Dgr n. 168 del 20 febbraio scorso erano state definite le attività necessarie a fronteggiare la problematica della presenza di sostanze perfluoroalchiliche nelle acque potabili erogate dalle reti acquedottistiche, a seguito della nota del Ministero della Salute del 29 gennaio 2014 e del documento tecnico dell'Istituto Superiore di Sanità del 16 gennaio 2014. Tuttavia, l'utilizzo delle acque ad uso potabile, nonché gli altri usi collegati alla residenza, oltre che dalle reti di distribuzione delle acque destinate al consumo umano (acquedotti), avviene con prelievi d'acqua effettuati mediante pozzi domestici privati.http://www.sivempveneto.it/leggi-tutte-le-notizie/21716-pfas2-dalla-regione-i-primi-indirizzi-operativi-per-lutilizzo-dei-pozzi-privati-entro-3-mesi-le-ordinanze-dei-comunihttp://www.sivempveneto.it/leggi-tutte-le-notizie/21716-pfas2-dalla-regione-i-primi-indirizzi-operativi-per-lutilizzo-dei-pozzi-privati-entro-3-mesi-le-ordinanze-dei-comuni

le analisi fatte a maggio del nostro acquedotto con riferimento anche dei PFAS

Sul sito del comune di Lonigo le analisi fatte a maggio del nostro acquedotto con riferimento anche dei PFAS ora sotto controllo visto i nuovi flitri.L'incontro fra Ulss 20 e anche nostra Ulss con i sindaci c'è stato ma non si trova ancora niente di pubblicato.Aspettiamo anche se qualcosa già si sa http://www.comune.lonigo.vi.it/

A Tre anni dal Referendum sull'acqua pubblica

Tre anni sono passati da quel magnifico giorno in cui 27 milioni di italiani hanno detto SI all'acqua pubblica .Ricordiamo quanto lavoro e poi quanto siamo stati felici del risultato.... ma dopo tre anni cosa è cambiato? ricordiamoci che anche Acque del Chiampo da dove arriva la nostra acqua è una azienda privata anche se il capitale è pubblico.Il nostro lavoro non è terminato vincendo il referendum, stiamo infatti lavorando ancora e di più per la ripublicizzazione anche qui nei nostri comuni della valle.
Sete di giustizia, tre anni dopo il referendum sull'acqua
http://www.today.it/rassegna/acqua-referendum-tre-anni-dopo.htmlhttp://www.today.it/rassegna/acqua-referendum-tre-anni-dopo.html

lunedì 2 giugno 2014

22 -05-2014 Nasce il coordinamento interprovinciale " Acqua Libera dai Pfas "


Il 22 MAGGIO 2014 nella sede del Circolo di Legambiente “PERLA BLU“ di Cologna Veneta (Vr) si sono ritrovati i rappresentanti delle seguenti Associazioni e Gruppi operanti nelle provincie di Verona, Vicenza e Padova:
PERLA BLU DI LEGAMBIENTE – COLOGNA VENETA
ViVerBio G.A.S. (Gruppo di Acquisto Solidale) LONIGO
COMITATO VICENTINO NO ECOMAFIE
ACQUA BENE COMUNE VAL DEL CHIAMPO
COORDINAMENTO PROVINCIALE ACQUA BENE COMUNE VICENZA
ASSOCIAZIONE NO ALLA CENTRALE – OVEST VICENTINO
C.I.L.L.S.A. (CITTADINI PER IL LAVORO, LA LEGALITA’, LA SALUTE E L’AMBIENTE)
C.I.T.T.A.B. (COMITATO INTERCOMUNALE TUTELA TERRITORIO AREA BERICA)
I.S.D.E. (ASSOCIAZIONE MEDICI PER L’AMBIENTE – VICENZA)
MEDICINA DEMOCRATICA
LEGAMBIENTE VERONA
COMITATO AREA BERICA
C.T.T.O.A.V. (COMITATO TUTELA TERRITORIO ORGIANO ED ASIGLIANO VENETO) LEGAMBIENTE VENETO
allo scopo di coordinarsi nell’azione comune di contrasto all’inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche, note comunemente come PFAS, delle falde acquifere e degli acquedotti di trenta comuni tra le provincie di Verona, Vicenza e Padova. Il coordinamento prende il nome di “COORDINAMENTO ACQUA LIBERA DAI PFAS”. A tale Coordinamento aderiscono, inoltre, privati cittadini e, a titolo personale, vari rappresentanti di gruppi politici presenti nelle zone interessate dall’inquinamento.
L’azione che il “COORDINAMENTO ACQUA LIBERA DAI PFAS” propone sarà sia informativa (sul reale pericolo che la presenza di tali sostanze nelle falde, nell’acqua pubblica e nei pozzi privati rappresenta per la salute umana e per l’ambiente), sia sotto forma di azione legale in tutte le sedi opportune, affinché venga fatta luce sulle responsabilità e le eventuali omissioni che hanno permesso tale inquinamento. Ricordiamo che gli abitanti delle zone interessate al fenomeno dell’inquinamento da PFAS si stimano intorno ai 250 mila.
Il Coordinamento è aperto alle associazioni, gruppi, movimenti e singoli cittadini che vogliono aderire: l’account a cui scrivere è info@nopfas.it.
Per il “COORDINAMENTO ACQUA LIBERA DAI PFAS” – Piergiorgio Boscagin (Presidente “Perla Blu”)

venerdì 23 maggio 2014

Da Alessio Mannino Nuova Vicenza :Gentilin contro la “macchina dei fanghi”: faccia i nomi

Una notizia è una notizia, e le presunte registrazioni audio di una (o più?) sedute della giunta di centrodestra di Arzignano, messe online dal fantomatico signor Rossi, lo sono e perciò le abbiamo pubblicate. Pur con tutti i condizionali e le cautele del caso, andava fatto. Perciò quando, nella sua replica, l’amministrazione guidata da Giorgio Gentilin punta l’indice contro «certa stampa» proprio non lo seguiamo: quale stampa? La tesi è che non meglio specificati «potentati economici», in combutta con altrettanto vaghi organi di informazione, abbiano macchinato un attacco di cui il sindaco e gli assessori sarebbero vittime per un motivo preciso: essersi messi di traverso all’«indecente business» dell’inceneritore dei fanghi da concia.
Sul merito di questa spiegazione torneremo approfonditamente, e siccome questo giornale online è votato all’approfondimento, lo faremo sine ira, senza la pressione della campagna elettorale che sta finendo e che, per Gentilin & Co, costituirebbe il risvolto strumentale nella tempistica degli X files usciti anonimamente («chiaro attentato alla libera e democratica conclusione di una campagna elettorale che ci ha sempre visto in vantaggio»). Per ora ricordiamo solo che ci fu un tempo in cui Gentilin la pensava diversamente: il 27 gennaio 2011, quando il vicesindaco di Montecchio Gianluca Peripoli abbandonò la commissione di valutazione per un futuro impianto di gassificazione, il sindaco di Arzignano in veste di presidente dell’Ato dichiarava che «se qualcuno vuole creare ostacoli si assumerà la responsabilità coi cittadini, perché si danneggerà l’economia e non solo». L’altro giorno, al mandamento di Confartigianato riunito per ascoltare i candidati sindaco, la sua posizione è stata la seguente: «Per il trattamento dei fanghi, ho analizzato la relazione dell’Arpav sul gassificatore norvegese, concludendo che tale impianto non dava sufficienti garanzie. Ora sarà necessario rianalizzare la questione sulla base dell’accordo di programma integrativo» (20 maggio 2014).
Oggi ci interessa un altro aspetto, politico e di etica civile. La giunta Gentilin evoca la teoria del complotto. Ad ordirlo sarebbe la lobby favorevole al gassificatore per lucrare «affari milionari». Dietro il “fango”, dunque, ci sarebbero gli industriali, che in effetti spingono per realizzare l’impianto. Lungi da noi difendere l’interesse particolare del privato se a discapito della salute pubblica, ma Gentilin non può trincerarsi dietro accuse generiche e senza volto. Faccia i nomi e i cognomi, se è vero quanto afferma. Se non intende farli urbi et orbi, li sillabi all’autorità giudiziaria. Ma contro le intercettazioni anonime non si nasconda dietro teoremi anonimi. La ragione e la verità sono dalla sua? Dica tutto quello che sa. Certa stampa vuole sentirle tutte, le ragioni e le verità sulla “macchina dei fanghi”.

Caso perfluoro alchilici nei pozzi privati delibera dell Giunta regionale sul Bur del 20 maggio 2014

Approvazione di "Primi indirizzi operativi per l'utilizzo dei pozzi privati ai Comuni delle Province interessate dalla presenza di sostanze perfluoroalchiliche (PFASs) nelle acque destinate al consumo umano." 

http://www.legislazionetecnica.it/1208213/fonte/deliberaz-gr-veneto-29-04-2014-n-618

Caso perfluoro alchilici nei pozzi privati delibera dell Giunta regionale sul Bur del 20 maggio 2014:
Bur Veneto n. 52 del 20 maggio 2014
Materia: Sanità e igiene pubblica
Deliberazione della Giunta Regionale n. 618 del 29 aprile 2014
Approvazione di "Primi indirizzi operativi per l'utilizzo dei pozzi privati ai Comuni delle Province interessate dalla presenza di sostanze perfluoroalchiliche (PFASs) nelle acque destinate al consumo umano."
Note per la trasparenza
Per tutelare la salute della popolazione nell'utilizzo delle acque sotterranee mediante pozzi privati ad uso potabile, si procede all'approvazione di primi indirizzi operativi per gli ambiti interessati dalla presenza di PFASs.
L'Assessore Daniele Stival di concerto con l'Assessore Maurizio Conte, riferisce quanto segue.
Il Ministero della Salute, Direzione Generale della Prevenzione, Ufficio IV, con nota prot. n. 10774 del 10.05.2013, indirizzata alla Regione del Veneto, Direzione Prevenzione, acquisita dall'UP Veterinaria (oggi Sezione Veterinaria e Sicurezza Alimentare) in data 21 maggio 2013, prot. 213583, ha dato comunicazione della presenza di sostanze perfluoroalchiliche (di seguito denominate PFASs) nelle acque superficiali e potabili in diversi Comuni veneti in concentrazioni definite "preoccupanti" in punti di erogazione pubblici e privati in numerosi Comuni.
A seguito della nota del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del 29 maggio 2013, prot. n. 0037869/TRI, Divisione III, indirizzata ad una pluralità di amministrazioni centrali e periferiche nella quale si chiedeva di "effettuare gli accertamenti necessari all'individuazione delle fonti di immissione delle sostanze" PFAS "all'attivazione delle conseguenti iniziative di tutela delle acque", la Regione del Veneto, di concerto con tutte le amministrazioni istituzionalmente competenti, ha delineato un percorso condiviso e coordinato di prevenzione e tutela.
Con il parere del 7.06.2013, prot. n. 002264, l'Istituto Superiore di Sanità, pur non evidenziando l'esistenza di un rischio immediato per la popolazione esposta, afferma che la situazione potrebbe comportare un rischio potenziale per la salute umana e consiglia l'adozione di misure di trattamento delle acque potabili per l'abbattimento delle sostanze perfluoroalchiliche e di prevenzione e controllo della filiera idrica sulla contaminazione delle acque destinate al consumo umano nei territori interessati.
La Regione, quindi, attivandosi tempestivamente per conformarsi alle indicazioni ricevute, ha provveduto ad assicurare tutte le azioni specificamente enumerate nella D.G.R. n. 1490 del 12.08.2013, con la quale è stata altresì istituita la Commissione Tecnica Interdisciplinare costituita da rappresentanti della Regione e degli altri Enti coinvolti, con lo scopo di valutare i diversi profili della questione e di formulare proposte alle Autorità competenti in ordine alle ulteriori azioni da adottare per la prevenzione e la tutela della salute pubblica. Nel contempo la Regione ha costantemente garantito la puntuale trasmissione all'Istituto Superiore di Sanità, con cadenza settimanale, di tutti i dati raccolti in relazione alla campagna di monitoraggio immediatamente avviata.
In risposta ad una richiesta di ulteriore parere del Ministero della Salute, l'Istituto Superiore di Sanità in data 16.01.2014, prot. n. 0001584 ha affermato che le concentrazioni dei PFASs per le acque potabili distribuite dai gestori del servizio idrico integrato nelle aree in questione "sono significativamente inferiori ai valori limite estrapolabili dalla TDI (Tolerable daily Intake) dell'Istituto Europeo per la Sicurezza Alimentare (EFSA) e che i livelli forniti rappresentano un valore provvisorio tossico logicamente accettabile", contestualmente indicando i livelli di performance (obiettivo) nei valori di seguito specificati: PFOS: ≤ 0,03 µg/litro; PFOA: ≤ 0,5 µg/litro; altri PFAS: ≤ 0,5 µg/litro.
Per regolamentare e valutare eventuali scostamenti correlati all'analisi dei dati rispetto ai livelli di performance indicati dall'ISS, sono in corso di elaborazione delle procedure di indirizzo regionali che prevedono: valutazioni statistiche sulla rappresentatività delle informazioni rilevate dalla rete regionale dei controlli; indicazioni tecnologiche conseguenti ad eventuali superamenti; sorveglianza sul mantenimento dei livelli di performance ed eventuali provvedimenti di limitazione d'uso ed analisi di rischio basata sugli strumenti di TDI già indicati dall'EFSA.
I valori citati ed indicati dall'Istituto Superiore di Sanità nel parere del 16.1.2014, confermati dal Ministero della Salute (nota prot. n. 2565-P-DGPRE del 29.01.2014) devono essere considerati valori obiettivo anche per le acque di pozzo non trattate destinate al consumo umano. Per quest'ultime, nelle more dell'adeguamento alle indicazioni sulle procedure tecnologiche per l'impiego ad uso potabile dell'acqua da pozzi privati non allacciati o in fase di allacciamento alla rete, si farà riferimento ai valori della TDI (Tolerable daily Intake) indicati dall'Istituto Europeo per la Sicurezza Alimentare (EFSA) in 0,3 µg/litro per il PFOS e 3 µg/litro per il PFOA, fino a nuova e diversa indicazione a cui ci si adeguerà tempestivamente.
Inoltre, il Ministero della Salute, con nota del Direttore Generale della Direzione Generale della Prevenzione prot. n. 2565-P-DGPRE del 29.01.2014, indirizzata alla Regione del Veneto, ha raccomandato l'applicazione di adeguate tecnologie di assorbimento e/o filtrazione, atte a garantire il rispetto dei suddetti livelli, attraverso anche membrane di provata efficienza per la rimozione di PFAS nella filiera di produzione e distribuzione delle acque destinate al consumo umano.
Con nota del 23 settembre 2013, prot. 410319, il Dirigente del Servizio Promozione e Sviluppo Igiene e Sanità Pubblica, in merito alla presenza di sostanze perfluoroalchiliche nelle acque potabili, ha dato indicazioni ai Dipartimenti di Prevenzione delle Aziende Ulss relativamente ai pozzi privati prevedendo: che venga data indicazione ai Comuni affinché si procedesse alla:
ricognizione dei pozzi privati presenti nell'ambito territoriale di riferimento tenendo conto delle mappature della distribuzione dell'inquinamento messe a punto da Arpav;
individuazione dell'utilizzo di quelli ad impiego potabile;
indicazione, in presenza di concentrazioni elevate, di allacciarsi alla rete acquedottistica dove possibile o all'utilizzo di sistemi di abbattimento, dove non è possibile l'allacciamento.
Con la medesima nota si è raccomandato che nel caso di pozzi ad uso potabile con concentrazioni elevate, vengano adottate dalle autorità competenti le opportune misure di interdizione del consumo d'acqua ad uso potabile.
Con D.G.R. n. 168 del 20.02.2014 con oggetto "Pianificazione delle attività a tutela della salute dei soggetti esposti alla presenza di sostanze perfluoroalchiliche (PFASs) nelle acque potabili" sono state definite le attività necessarie a fronteggiare la problematica della presenza di sostanze perfluoroalchiliche (PFASs) nelle acque potabili erogate dalle reti acquedottistiche, a seguito della nota del Ministero della Salute del 29.01.2014 e del documento tecnico dell'Istituto Superiore di Sanità del 16.01.2014.
Tuttavia, l'utilizzo delle acque ad uso potabile, nonché gli altri usi collegati alla residenza, oltre che dalle reti di distribuzione delle acque destinate al consumo umano (acquedotti), avviene con prelievi d'acqua effettuati mediante pozzi domestici privati, nelle ipotesi di aree non servite da acquedotti o quando il soggetto gestore del servizio idrico dichiari di non poter soddisfare adeguatamente il fabbisogno richiesto oppure dichiari l'impossibilità di eseguire l'allacciamento alla rete.
L'utilizzo dei pozzi ad uso domestico di cui al R.D. 11 dicembre 1933, n. 1775 articoli 92 e seguenti e di cui all'articolo 10 D. Lgs 12 luglio 1993, n. 275, è stato disciplinato anche da disposizioni regionali quali tra l'altro la D.G.R. n. 1509/2008, la D.G.R. n. 383 del 23 febbraio 2010 e le D.G.R n. 596 e n. 597 del 9 marzo 2010. Inoltre si ricorda che l'articolo 40, comma 9, del Piano di Tutela delle Acque (PTA) della Regione del Veneto, approvato con DCR n.107 del 2009, prevede che la realizzazione di pozzi per gli usi domestici di acque sotterranee, di cui all'articolo 93 del R.D. n. 1775/1933, sia ammessa esclusivamente in zone sprovviste di acquedotto civile.
Pertanto, in via precauzionale, per garantire e tutelare la salute della popolazione nell'utilizzo delle acque sotterranee prelevate con pozzi privati ad uso potabile, è necessario procedere con l'approvazione di ulteriori indicazioni di prevenzione relative alle sostanze PFASs ed in generale al controllo igienico sanitario delle acque. Per questo è necessario definire degli indirizzi, da inviare ai Comuni delle Province interessate dalla presenza di sostanze perfluoroalchiliche (PFASs) nelle acque, riguardanti le misure da attuarsi così come indicato nell'Allegato "A" al presente provvedimentoe di cui costituisce parte integrante.
Alla trasmissione del presente provvedimento ai Comuni coinvolti dalla presenza di sostanze perfluoroalchiliche (PFASs) nelle acque provvederanno le Aziende Ulss nel cui ambito territoriale sono situati e che sono state sino ad ora individuate (Aziende Ulss n. 5 di Arzignano, n. 6 di Vicenza, n. 17 Este, n. 20 di Verona e n. 21 di Legnago).
Considerata l'esigenza di celerità determinata dalla necessità di intervenire efficacemente in via precauzionale, le attività di mappatura e di monitoraggio dei dati nonché le ordinanze devono essere completate entro tre mesi dalla pubblicazione della presente deliberazione.
I relatori concludono la propria relazione e propongono all'approvazione della Giunta Regionale il seguente provvedimento.
LA GIUNTA REGIONALE
Uditi i relatori, i quali danno atto che le Strutture proponenti hanno attestato l'avvenuta regolare istruttoria della pratica anche in ordine alla compatibilità con la vigente legislazione statale e regionale;
VISTO il R.D. 11 dicembre 1933, n. 1775 articoli 92 e seguenti ;
VISTO D. Lgs. 12 luglio 1993, n. 275, articolo 10;
VISTO l'articolo 2, comma 2, lett. a) della L.R. n. 54 del 31/12/2012;
VISTO l'articolo 40 del Piano Tutela delle acque (PTA) approvato con D.C.R n.107 del 5/11/ 2009, come modificato nelle sue Norme Tecniche con D.G.R. n. 842 del 15/5/2012 in particolare articolo 11, comma 8;
VISTO il parere dell'Istituto Superiore di Sanità trasmesso con nota prot. n. 15565/DGPRE dell'8/07/2013 del Ministero della salute;
VISTO il parere dell'Istituto Superiore di Sanità trasmesso con nota prot. n. 2565-P-DGPRE del 29/01/2014 del Ministero della Salute;
VISTA la DGR n. 1509/2008 ;
VISTA la DGRn. 383 del 23 febbraio 2010;
VISTE le DGR n. 596 e n. 597 del 9 marzo 2010;
VISTA la DGR n. 1490 del 12/08/2013;
VISTA la DGR n. 2014 del 4/11/2013;
VISTA la DGR n. 168 del 20/02/2014.
delibera
1. di richiamare quanto evidenziato in premessa, che costituisce parte integrante e sostanziale del presente provvedimento;
2. di prendere atto dei livelli di performance indicati dal Ministero della Salute con nota prot. n. 2565 - P - DGPRE del 29.01.2014 e dei limiti fissati dall'EFSA da impiegare fino a nuova e diversa indicazione a cui ci si adeguerà tempestivamente;
3. di approvare i "Primi indirizzi operativi per l'utilizzo dei pozzi privati ai Comuni delle Province interessate dalla presenza di sostanze perfluoroalchiliche (PFASs) nelle acque", contenuti nell'Allegato A alla presente deliberazione di cui costituisce parte integrante;
4. di dare atto che è in corso di approvazione un accordo tra Istituto Superiore di Sanità (ISS) e Regione del Veneto, in attuazione del quale verranno date ulteriori indicazioni operative sulla base degli indirizzi tecnici in esso contenuti;
5. di attivare e/o implementare e mantenere l'aggiornamento delle banche dati regionali con le informazioni relative ai pozzi, anche con riferimento ai pozzi privati, mettendole a disposizione delle strutture regionali deputate alla prevenzione sanitaria;
6. di incaricare le Aziende Ulss specificate in premessa, Dipartimento di Prevenzione - Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione, alla trasmissione del presente provvedimento ai Comuni coinvolti dalla presenza di sostanze perfluoroalchiliche (PFASs) nelle acque e ad eseguire le verifiche e valutazioni sui valori rilevati nei pozzi privati;
7. di incaricare il Settore Promozione e Sviluppo Igiene e Sanità Pubblica della trasmissione del presente provvedimento alle Aziende Ulss nel cui ambito territoriale sono situati i Comuni coinvolti dalla presenza di sostanze perfluoroalchiliche (PFASs) nelle acque, alle amministrazioni competenti e a tutti i soggetti istituzionalmente interessati;
8. di dare indicazione che le ordinanze e le attività di mappatura e di monitoraggio dei dati di competenza dei Comuni devono esser completate entro tre mesi dalla pubblicazione della presente deliberazione;
9. di incaricare la Commissione Tecnica Interdisciplinare PFASs, di cui alla DGR n. 1490 del 12.08.2013, di verificare e monitorare nel corso dell'applicazione la necessità di eventuali modifiche agli indirizzi operativi approvati con il presente atto;
10. di dare atto che la presente deliberazione non comporta spesa a carico del bilancio regionale;
11. di pubblicare il presente provvedimento nel Bollettino Ufficiale della Regione Veneto.