«Pfas», scatta l'offensiva Analisi e controlli sui pozzi
Nei prossimi giorni i Comuni emetteranno le ordinanze per verificare la qualità dell'acqua servita nei Comuni della Bassa
Controlli sui pozzi privati già in estate e
analisi sugli esseri umani a partire da settembre. Sono queste le
prossime misure adottate dalle autorità regionali per combattere
l'«emergenza-Pfas». A presentarle sono stati ieri, nella sede dell'Ulss
20, i massimi vertici della sanità veneta: dall'assessore Luca Coletto
al segretario generale Domenico Mantoan passando per la responsabile
della direzione prevenzione Francesca Russo e Massimo Valsecchi,
responsabile prevenzione della 20.
I rappresentanti della Regione hanno fornito il quadro della situazione ad un anno esatto dall'emersione di un problema che non ha ancora trovato una soluzione definitiva. Sulla scorta di un percorso avviato anni fa dall'Unione europea, nel giugno del 2013 a Venezia si è scoperto che l'acqua destinata al consumo umano era contaminata da inquinanti per nulla naturali: le sostanze di origine chimica perfluoroalchiliche, che vengono utilizzate per rendere resistenti ai grassi ed all'acqua tessuti, carta e contenitori per alimenti ma che per la legge nemmeno esistono. Non ci sono infatti in Italia normative che stabiliscano qual è il valore massimo in cui possono essere presenti nell'acqua ad uso alimentare. Tanto che la loro presenza non influisce sulla potabilità. «Anche se», ha sottolineato Valsecchi, «al momento è impossibile dire con certezza se l'acqua distribuita dall'acquedotto è buona o no. Quello che possiamo dire è che concentrazioni come quelle che stiamo registrando qui non stanno mettendo in allarme nessun altro Paese e che nelle persone esposte a questo inquinamento non sono stati registrati problemi particolari».
Tuttavia, è anche vero che adesso, sulla scorta delle indicazioni del ministero della Salute e dell'Istituto superiore di Sanità, che peraltro è ora partner tecnico della Regione in seguito all'approvazione di una convenzione, Venezia sta mettendo in piedi una serie di controlli. «Per quanto riguarda l'acquedotto», ha spiegato Russo, «l'abbattimento degli inquinanti attuato con l'installazione di filtri a carboni attivi da parte degli enti che gestiscono gli acquedotti ha permesso di ridurre nel giro di soli tre mesi la presenza dei Pfas entro i livelli che vengono considerati più restrittivi in Europa, quelli adottati in Germania, ma restano molti aspetti da indagare». Ovvero lo stato dell'acqua prelevata dai pozzi che pescano nelle falde - dovrà essere analizzata a proprie spese dai privati dell'area a maggiore rischio, che è formata 21 Comuni, tra cui Cologna, Pressana e Zimella, sulla scorta di ordinanze emesse nei prossimi giorni dai sindaci – e la salute degli abitanti residenti nel territorio di 150 km quadrati oggetto dell'inquinamento. Cosa, questa, che sarà possibile grazie ad un biomonitoraggio che partirà a settembre e che nella prima fase interesserà 200 persone.
I rappresentanti della Regione hanno fornito il quadro della situazione ad un anno esatto dall'emersione di un problema che non ha ancora trovato una soluzione definitiva. Sulla scorta di un percorso avviato anni fa dall'Unione europea, nel giugno del 2013 a Venezia si è scoperto che l'acqua destinata al consumo umano era contaminata da inquinanti per nulla naturali: le sostanze di origine chimica perfluoroalchiliche, che vengono utilizzate per rendere resistenti ai grassi ed all'acqua tessuti, carta e contenitori per alimenti ma che per la legge nemmeno esistono. Non ci sono infatti in Italia normative che stabiliscano qual è il valore massimo in cui possono essere presenti nell'acqua ad uso alimentare. Tanto che la loro presenza non influisce sulla potabilità. «Anche se», ha sottolineato Valsecchi, «al momento è impossibile dire con certezza se l'acqua distribuita dall'acquedotto è buona o no. Quello che possiamo dire è che concentrazioni come quelle che stiamo registrando qui non stanno mettendo in allarme nessun altro Paese e che nelle persone esposte a questo inquinamento non sono stati registrati problemi particolari».
Tuttavia, è anche vero che adesso, sulla scorta delle indicazioni del ministero della Salute e dell'Istituto superiore di Sanità, che peraltro è ora partner tecnico della Regione in seguito all'approvazione di una convenzione, Venezia sta mettendo in piedi una serie di controlli. «Per quanto riguarda l'acquedotto», ha spiegato Russo, «l'abbattimento degli inquinanti attuato con l'installazione di filtri a carboni attivi da parte degli enti che gestiscono gli acquedotti ha permesso di ridurre nel giro di soli tre mesi la presenza dei Pfas entro i livelli che vengono considerati più restrittivi in Europa, quelli adottati in Germania, ma restano molti aspetti da indagare». Ovvero lo stato dell'acqua prelevata dai pozzi che pescano nelle falde - dovrà essere analizzata a proprie spese dai privati dell'area a maggiore rischio, che è formata 21 Comuni, tra cui Cologna, Pressana e Zimella, sulla scorta di ordinanze emesse nei prossimi giorni dai sindaci – e la salute degli abitanti residenti nel territorio di 150 km quadrati oggetto dell'inquinamento. Cosa, questa, che sarà possibile grazie ad un biomonitoraggio che partirà a settembre e che nella prima fase interesserà 200 persone.
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