sabato 28 dicembre 2013

Auguri di buon anno nuovo a tutti con una interessante riflessione sulla nostra acqua di Maurizio Ferron


Una interessante riflessione di Maurizio Ferron  (abita a Montecchio ed è responsabile Fiom di Vicenza) sull'acqua che ci riguarda tutti
L'ACQUA MINACCIATA CHE DIVENTA MINACCIA 26 dicembre 2013. Mentre scrivo sta piovendo e si annuncia una nuova emergenza meteo dovuta appunto alle forti piogge. A questi periodici momenti di allarme per i danni che possono essere provocati dall'acqua che cade dal cielo o che scorre nei torrenti, si aggiungono altri allarmi che riguardano l'acqua sotterranea che alimenta i nostri acquedotti. Solo a scorrere la cronaca locale da luglio a dicembre 2013 si evidenziano ben 12 episodi di inquinamento dell'acqua con un rischio per le falde e gli acquedotti; alcuni dovuti a cause contingenti, molti dovuti a effetti di scarichi industriali accumulati negli anni, altri ad entrambe le cause insieme. Alcuni più circoscritti, altri più rilevanti e preoccupanti (Trissino, Ovest vicentino e Basso vicentino, Sarcedo, Albettone, Vicenza, Bressanvido, Marano Vicentino, Villaverla, Torri di Quartesolo e zona est Vicenza, Monte di Malo, fiumi Brenta e Bacchiglione, oltre all'inquinamento storico del bacino del Fratta-Gorzone). Sono vicende che emergono periodicamente, qua e la, per poi tornare nascoste; appunto in modo carsico come l'acqua in certe zone. Già solo dall'elenco delle zone interessate (e delle relative sostanze chimiche) di questi ultimi mesi si può evidenziare come il problema sia diffuso. Non sono situazioni specifiche perché in realtà hanno tutte una stessa matrice e cioè l'inquinamento dovuto a scarichi industriali. Tutto questo pone interrogativi di carattere più generale che riguardano sia il nostro passato sia il futuro, se non altro dal punto di vista produttivo e di tutela della salute. Queste due questioni: l'acqua delle precipitazioni e l'inquinamento delle falde, comportano rischi ed effetti diversi anche se intrecciati; ma soprattutto riportano, com'è ovvio, ad un unico tema perché richiamano direttamente alle stesse cause legate al nostro modello di sviluppo, sia che si parli di cementificazione e consumo di suolo, sia che si parli di scarichi e rifiuti. Penso sia utile perciò richiamare tre concetti: a) I limiti ambientali e delle risorse naturali b) Il dilemma lavoro-salute c) Quando e come intervenire a) Il primo concetto è stato bene espresso in una recente intervista, proprio al Giornale di Vicenza, dall'ex magistrato De Silvestri, il quale affermava che fino a metà degli anni '70, per lo smaltimento dei rifiuti si faceva affidamento sulla capacità autodepurativa delle grandi masse. In pratica sulla capacità dell'acqua, aria e terreno di assorbire e smaltire i nostri rifiuti, anche quelli più pericolosi. Una teoria più o meno consapevole o, talvolta, un cinico opportunismo economico, che si rivelano sempre più illusori e che stanno presentandoci il conto con gli effetti che conosciamo. Non c'è alcun dubbio che da allora ad oggi sono stati fatti notevoli passi in avanti, tuttavia resta l'effetto cumulativo dei processi che pure continuano. b) il secondo tema è appunto l'ingannevole e drammatico dilemma fra lavoro e salute; fra diritto al lavoro e diritto a vivere in un ambiente sano. Un concetto emerso con forza dalle vicende delle terre dei fuochi in Campania e dell'ILVA di Taranto con il tema, degli scarichi industriali, dei rifiuti, dei rischi per la salute e delle bonifiche. Ma ogni tanto emerge nel dibattito locale su alcuni problemi del nostro territorio o di singola azienda. In realtà questo falso dilemma rischia di farci restare dentro un circolo vizioso che peggiora sempre più a causa (o con la scusa) della crisi economica. La vera domanda è invece: 'Come possiamo pensare ad un modello di utilizzo delle risorse, di produzione, di consumo e di smaltimento (riciclo) dei rifiuti che sia compatibile con l'ambiente e la salute delle persone? c) Infine l'ultimo tema è il fatto di concepire l'intervento di tutela della salute e dell'ambiente sempre a valle dei processi. Si discute ad esempio se gli scarichi o le sostanze inquinanti sono dentro o no i limiti di legge, se i limiti sono adeguati o no a salvaguardare la salute (per altro i limiti fissati dalle norme vengono anche cambiati nel tempo) Oppure il pensare di potersi affidare solo a salvifiche soluzioni tecnologiche (pur spesso necessarie) a valle dei processi per limitare, o possibilmente evitare, danni es filtri per depurare ecc... Questo ragionamento vale ovviamente per l'acqua ma anche per l'incenerimento o la gassificazione dei rifiuti perché anche le sostanze e le polveri emesse nell'aria vanno poi a finire da qualche parte. Penso allora che, con particolare riferimento ai rischi per l'acqua, ci siano degli interventi concreti ed immediati che possono essere attivati come: - uno studio del nostro territorio con l'individuazione precisa delle possibili fonti di rischio, - un monitoraggio costante e un piano di bonifica dei terreni e dei siti inquinati, ove necessario, sia di aree dismesse che in quelle dove sono ancora presenti le attività produttive. Oltre naturalmente a proseguire le attività di controllo per prevenire e sanzionare i comportamenti illegali. Ma più in generale occorre anche pensare in prospettiva dentro un orizzonte di conversione ecologica (energetica, industriale, produttiva e dei consumi) Non nel senso di una deindustrializzazione ma nel riprogettare gradualmente molti prodotti e merci nel loro intero ciclo di vita, dalla produzione, all'efficienza nell’uso delle risorse e dell’energia a un loro riciclo–riuso a fine vita. Tutto questo, la bonifica e la cura dell'ambiente, lo sviluppo di prodotti e processi produttivi di maggior qualità e sostenibilità non genera affatto arretramento economico ma, al contrario, può essere la direttrice su cui far ripartire lo sviluppo e l'occupazione nel nostro territorio, avendo come riferimento quello che viene definito come il principio della 'Giustizia ambientale' secondo cui tutte le persone hanno diritto di essere protette dall’inquinamento, di vivere in un ambiente salubre e di godere della redistribuzione della ricchezza prodotta dalle risorse naturali.

giovedì 26 dicembre 2013

Altra lettera di Giovanni Fazio che questa volta scrive a Valter Peretti presidente del settore concia

Lettera aperta a Valter Peretti presidente del settore concia-scritta da Giovanni Fazio il  25 Dicembre 2013http://www.jazzblueseindignazione.com/2013/12/gentile-sig.html
troppe questioni importanti hanno spinto Giovanni a scrivere la lettera ora attendiamo le risposte

Il 12 Dicembre ABC Vicenza ha partecipato alla riunione del nuovo Consiglio di Bacino Bacchiglione


Il nuovo Consiglio di Bacino Bacchiglione è il nuovo ente che la regione Veneto ha costituito per sostituire l'Ato dell'acqua.Ne fanno parte 140 comuni veneti e nell'assemblea che si è tenuta alcuni giorni fa nel padovano, si è dato il via libera alla predisposizione delle tariffe da mandare all'Autorità nazionale per l'energia elettrica che dovrà poi approvarle. Di aumento per il 2014 non si dovrebbe superare il 6,5% ma a decidere sarà l'Autorità competente. I gestori che fanno parte di questo Consiglio sono Avs,Acque Vicentine, Acegas Aps, Cvs.Unico a cui non piace il nuovo metodo tariffario transitorio e che ha votato contro è stato il sindaco di Sarego Roberto Castiglion del m5s il quale spiega va contro il referendum del 2011 nel quale si era abrogata la componente tariffaria .Dal consiglio di bacino replicano che il meccanismo resterà ma sarà fissato in modo che che venga indicizzato. Alberto Neri il sindaco di Valdagno presidente del bacino spiega che i gestori sono obbligati a restituire agli utenti la quota eccedente accumulata da dopo i referendum ma non vi aspettate grandi cifre si va infatti dai 4 euro ai 14 euro.In allegato gli articoli apparsi  sul GdV, dove il sindaco di Sarego spiega perchè ha votato contro tutti

Risposta di Giovanni Fazio presidente di Cillsa a Giancarlo Dani del settore concia

http://www.jazzblueseindignazione.com/2013/12/verso-la-green-valley-senza-il.htmlGiancarlo Dani in un suo comunicato apparso sul GdV spiega come l'industra deve continuare nella vallata del Chiampo innovandosi con la sperimentazione del futuro gassificatore dei fanghi conciari. Anche per non rinunciare alle energie da fonti rinnovabili ! e spinge tutti a controbattere e a fermare chi è contrario a questa scelta!nel link il blog dell'associazione Cillsa dove Giovanni Fazio risponde a Dani.

12 -12 2013 Debutta la consulta degli utenti industriali di Acque del Chiampo

È già al lavoro la consulta degli utenti industriali di Acque del Chiampo, nominata a fine novembre, con una sorta di elezione vera e propria, con urne e schede di voto, costituita da sette componenti in rappresentanza delle quattro categorie di utenti del mondo conciario. La prima riunione si è svolta qualche giorno fa, alla presenza dell'amministratore unico di Acque del Chiampo Alberto Serafin e del presidente del Consiglio di bacino Valchiampo e sindaco di Arzignano Giorgio Gentilin. Per l'insediamento ufficiale della consulta e per dettare una sorta di agenda degli argomenti sul tavolo della discussione. Incontro che ha definito anche le modalità operative: sui temi proposti verranno istituiti dei tavoli tecnici interni ad Acque del Chiampo, gli argomenti saranno poi portati in assemblea pubblica e discussi con le categorie economiche. http://www.ilgiornaledivicenza.it/stories/Provincia/605755_acque_del_chiampo_debutta_la_consulta_degli_imprenditori/

Cloruro di vinile: un caso studio di soppressione e manipolazione dei dati scientifici ad opera dell’industria chimica

il Dottor Vincenzo Cordiano che fa parte dell'ISDE medici per l'ambiente sul suo blog ci informa che il cloruro di vinile è molto pericoloso e cancerogeno 


http://enzucciu.blogspot.it/2013/12/cloruro-di-vinile-un-caso-studio-di.html?spref=fb

Un articolo sempre del 10 dicembre 2013 di Luca Matteazzi La verità? L’acqua che beviamo è sempre a rischio. Ecco perché

http://www.nuovavicenza.it/2013/12/la-verita-lacqua-che-beviamo-e-sempre-a-rischio-ecco-perche/

10-12-13 Acqua inquinata, l'Ulss 6 conferma che non ci sono rischi sanitari

http://www.vicenzapiu.com/leggi/acqua-inquinata-lulss-6-conferma-che-non-ci-sono-rischi-sanitari

08-12-13 Acqua inquinata al pozzo di Bertesina «Impossibile dire da quanto tempo»

Un inquinamento da Cloruro di vinile è stato riscontrato nei primi giorni di Dicembre in un  pozzo di una lolitù di Vicenza la Bertesina .Tale pozzo è stato subito chiuso ma quello che ci stupisce è che l'allarme di tale inquinante è avvenuto dopo che un privato cittadino ha fatto analizzare l'acqua del suo rubinetto.
VICENZA. C'è una notizia buona: l'impianto di decontaminazione è stato attivato nella giornata di ieri e, se tutto andrà per il verso giusto, il pozzo di Bertesina tornerà a servire la rete idrica entro fine settimana. E una cattiva: è impossibile sapere da quanto tempo sia inquinata la falda. «Purtroppo non dipende da noi», allarga le braccia Lorenzo Altissimo, direttore del Centro idrico di Novoledo. Il che significa che quel cloruro di vinile monomero, sostanza cancerogena trovata nell'acqua vicentina, potrebbe aver superato i limiti di legge da qualche giorno o, peggio, da decine di anni.
IL VERTICE. Questa la risposta che è stata fornita  da Acque Vicentine e dal Centro idrico di Novolevo ai Comuni di Vicenza, Torri, Bolzano e Quinto Vicentino. Nel pomeriggio di ieri si è tenuto un lungo incontro, durante il quale è stato fatto il punto della situazione e si è cercato di dare alcune risposte alle numerose domande che sono state poste ai sindaci dai vicentini coinvolti. Una su tutte: da quanto quell'acqua era inquinata?
TRA DECRETI E VERIFICHE. Altissimo, con Angelo Guzzo e Fabio Trolese, presidente e direttore di Acque Vicentine, non si nasconde: «Non siamo, e non saremo, in grado di dirlo». Il presidente del Centro idrico di Novoledo, però, prende in mano i documenti e torna indietro nel tempo. «La prima direttiva europea - racconta - che è stata recepita in Italia nel 1988 non contemplava, tra le sostanza inquinanti, il cloruro di vinile monomero. Solamente dieci anni dopo, un nuovo provvedimento dell'Ue, adottato nel nostro Paese nel 2001, ha aggiunto tra i prodotti chimici da tenere sotto controllo il Cvm. La presenza di quest'ultima sostanza, però, era legata alle condotte in Pvc. Ovviamente, tutti i gestori che non hanno tubazioni composte da questo materiale, come Acque Vicentine, non si sono posti il problema. Per questo non è mai stata effettuata una verifica sulla presenza del cloruro di vinile monomero nel pozzo di Bertesina. Potrebbe essere nell'acqua anche da cinquant'anni».
CAMPIONE PRIVATO. La domanda a questo punto sorge spontanea. E come mai l'inquinamento è spuntato proprio pochi giorni fa? «Un privato - risponde Angelo Guzzo - ha inviato un campione di acqua all'Arpav, che di conseguenza ha effettuato le analisi e ha comunicato la notizia».
I particolari nel Giornale in edicola
Nicola Negrin

 

06-12-13 Cillsa di Arzignano interviene sulla polemica a mezzo stampa tra Associazione conciari, Regione, Acque del Chiampo, sindaco di Arzignano, vicesindaco di Montecchio Maggiore

Il Cillsa di Arzignano interviene sulla polemica a mezzo stampa tra Associazione conciari, Regione, Acque del Chiampo, sindaco di Arzignano, vicesindaco di Montecchio Maggiore. La disamina dello scontro in atto tra i soggeti sopraindicati compiuta dal Cilsa, ci prende in pieno sulla pretattica del centrodestra sul gassificatore dei fanghi conciari. curiosi dell'evolversi della situazione, ci permettiamo un monito visto come si sono dipanati i fatti: l'accuratezza preceda la velocità, sulle scelte che si devono compiere:http://www.jazzblueseindignazione.com/2013/12/gassificatoresi-accendono-le-polemiche.html

06-12-2013 Arzignano, i conciari “frustano” Regione e Acque riguardo il trattamento dei fanghi di concia


Arzignano, i conciari
“frustano” Regione e Acque
Gli imprenditori sollecitano Venezia e la municipalizzata a rispettare i programmi, ma le risposte definite « inqualificabili»
06/12/2013
Quello del trattamento dei fanghi di concia è uno dei problemi più impellenti da risolvere.


Procedere senza indugio con l'accordo di programma integrativo sottoscritto il 23 giugno per la realizzazione del gassificatore. Altrimenti i soggetti responsabili di eventuali danni derivanti dal mancato rispetto di obblighi e termini saranno chiamati a risponderne.http://www.ilgiornaledivicenza.it/stories/Home/603842_arzignano_i_conciari_frustano_regione_e_acque/

05-12-13 L'UE risponde a Zanoni sull'acqua inquinata da sostanze perfluoro alchiliche

L'UE risponde a Zanoni sull'acqua inquinata da sostanze perfluoro alchiliche

www.andreazanoni.it

Andrea Zanoni, deputato al Parlamento europeo

Comunicato stampa del 5 dicembre 2013

Acqua contaminata, l'UE indaga sulle misure prese dalle autorità venete

Il Commissario Ue all'Ambiente risponde all'eurodeputato Andrea Zanoni sul caso della contaminazione delle acque potabili di trenta comuni di Vicenza, Verona e Padova da sostanze perfluoroalchiliche: la Commissione europea indagherà sulle misure prese. Zanoni: “Adesso vediamo se le autorità locali avranno il coraggio di dire anche a Bruxelles che non c'è alcun rischio per i cittadini. Mi associo ai trenta medici italiani dell'ISDE che chiedono con la massima urgenza uno screening sanitario dei cittadini dei comuni coinvolti”

“La Commissione europea trasmetterà alle autorità venete le informazioni fornite” dall'eurodeputato Andrea Zanoni “e indagherà circa le misure adottate per porre rimedio a questa situazione”. E' la risposta del Commissario Ue all'Ambiente Janez Potočnik alla seconda interrogazione di Andrea Zanoni, eurodeputato ALDE e membro della commissione ENVI Ambiente, Sanità Pubblica e Sicurezza Alimentare al Parlamento europeo, sulla contaminazione delle acque potabili di trenta comuni veneti da sostanze perfluoroalchiliche.

“Per quanto riguarda gli screening sanitari che devono essere eseguiti dalle autorità competenti nelle zone colpite e il possibile ricorso ad esperti indipendenti (comitato scientifico ISDE), la decisione di effettuarli, nonché i mezzi della loro esecuzione, rientrano nelle competenze degli Stati membri”, precisa il Commissario Ue.

Lo scorso ottobre Zanoni si era rivolto una seconda volta a Bruxelles in seguito all'appello di una trentina di medici italiani dell’ISDE (International Society of Doctors for Environment), che chiedevano con urgenza un progetto di screening sanitario della popolazione residente nei comuni delle province di Vicenza, Verona e Padova contaminati da sostanze perfluoroalchiliche, ovvero da PFAS, suggerendo la collaborazione di esperti indipendenti e possibilmente ponendo i relativi oneri a carico degli inquinatori.

“Adesso le autorità italiane e venete dovranno rendere conto alla Commissione europea affinché siano presi i giusti provvedimenti volti ad evitare ogni possibile rischio per i cittadini”, attacca Zanoni. “Nel 2010 la Commissione europea ha imposto agli Stati membri il monitoraggio della presenza di tali sostanze per il biennio 2010 e 2011. Ho già chiesto la pubblicazione dei risultati di questo monitoraggio e di arrivare presto a regolamentare a livello Ue la presenza di tali sostanze nell’acqua potabile”.

NOTE

Il 15 ottobre 2013, il Commissario Ue all'Ambiente Janez Potočnik aveva risposto alla prima interrogazione di Andrea Zanoni che “la direttiva sull’acqua potabile non stabilisce valori limite per il contenuto di sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) ma lascia agli Stati membri il compito di fissarli qualora sia necessario per tutelare la salute umana” pertanto “la presenza di PFAS nell’acqua potabile è soprattutto un problema locale che dovrebbe ridursi nel tempo per effetto della richiamata legislazione e dello sviluppo di linee guida negli Stati membri”.

Una campagna di misurazioni dei pozzi eseguita a livello nazionale dall’IRSA (Istituto di Ricerca sulle Acque), braccio operativo del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche), ha rilevato che le acque potabili di circa trenta comuni del Veneto sono contaminate da sostanze perfluoro-alchiliche (PFAS). I comuni interessati si trovano principalmente nella zona ovest della provincia di Vicenza e in particolare nelle valli dell’Agno e del Chiampo e nel bacino del fiume Fratta che confluisce nel canale Garzone, ma anche in alcune zone confinanti delle province di Padova e Verona. Secondo quanto riportato dai media, in alcuni casi la concentrazione di alcune tra queste sostanze supererebbe i 1.000/1.500 ng/l (nanogrammi per litro), arrivando a sfiorare soglia 2.000 ng/l in un pozzo poi chiuso di una zona industriale di Vicenza.

I medici riferiscono di uno studio scientifico statunitense su un analogo caso di contaminazione in base al quale i soggetti con concentrazioni più elevate di sostanze perfluoroalchiliche nel sangue contraggono con maggiore frequenza cancro dei reni, cancro dei testicoli, ipercolesterolemia, malattie della tiroide, ipertensione della gravidanza/preeclampsia, colite ulcerosa. Alcuni studi italiani suggeriscono la probabile correlazione tra esposizione a tali sostanze e infertilità maschile e femminile. Altri studi internazionali dimostrano la probabile associazione e correlazione in relazione a malattie cardiovascolari, ictus cerebrale, diabete, linfomi e leucemie. Secondo i medici nella zona contaminata si rilevano un maggiore numero di decessi e un più significativo consumo di farmaci e di risorse sanitarie rispetto ad altre aree in Italia.

Ufficio Stampa Eurodeputato Andrea Zanoni

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05-12-13Consorzio di bonifica Alta Pianura Veneta, nel bilancio preventivo un articolato piano di interventi senza aumenti contributivi

Ammonta a € 13.854.425,00 (di cui € 11.687.347,00 derivanti dalla contribuenza di circa 200.000 consorziati) il bilancio preventivo 2014 del Consorzio di bonifica Alta Pianura Veneta, approvato a maggioranza dall’Assemblea. Di tale cifra poco più di 9 milioni interesserà la salvaguardia idrogeologica, il restante servirà all’irrigazione.  L’anno prossimo è prevista la sistemazione idraulica di 3.353 chilometri di corsi d’acqua.
Tra le opere più significative in programma vanno altresì citate: gli interventi per la sistemazione del progno Mezzane nei comuni veronesi di Lavagno, Caldiero, Mezzane (€700.000,00) e del rio Rodegotto nei comuni di Montebello, Montorso, Zermeghedo in provincia di Vicenza (€ 200.000,00); il bacino di espansione a Trissino (€ 26.151.000,00); la trasformazione “a goccia” dell’impianto irriguo di Zugliano e Sarcedo (€ 2.078.000,00); il 6° lotto dell’impianto pluvirriguo nei comuni di Sarcedo e Montecchio Precalcino (€ 3.441.000,00); il collegamento fra gli impianti irrigui di Illasi e Lavagno (€ 1.300.000,00). A ciò vanno aggiunti oltre 4 milioni di euro, che saranno destinati a completare una serie di interventi per la tutela idraulica del territorio.
Nessun aumento per il contributente rispetto ai 4 anni precedenti. “Anche quest’anno – commenta Antonio Nani, presidente dell’ “Alta Pianura Veneta” – abbiamo messo in campo un articolato programma di interventi, riuscendo a non aumentare, per il quarto anno consecutivo, l’onere contributivo. Questo è il frutto della ricerca della massima efficienza, che vede quotidianamente impegnata l’intera struttura dell’ Alta Pianura Veneta”.
(Fonte: Consorzio Bonifica Alta Pianura Veneta)

02-12-13 Dal blog dell'assocaizione Cillsa comunicato sul registro tumori del Veneto

Blog di Cillsa :Pochi giorni fa, in una pubblica riunione, un alto funzionario, un medico della nostra ULSS irrideva gli allarmi di colleghi che operano in prima linea e vedono e toccano con mano il diffondersi dei linfomi e delle leucemie. Disse che erano tutte balle, che non vi era nessuna prova dell'aumento dei tumori del sangue.
Tuttavia l'associazione Italiana Registro tumori ci dà un aumento in Italia delle leucemie (+1.6%) e dei linfomi (+4.6 %) per i bambini da 0 a 14 anni!

Vi sembra normale che un bambino di un anno si ammali di
leucemia?

Vi sembra normale che nella nostra ULSS non vi sia un registro tumori e che l'unico pensiero degli alti ranghi politico sanitari non sia quello di istituirlo ma quello di chiudere il nostro ospedale?
http://www.jazzblueseindignazione.com/2013/12/tumori-nella-ulss-5.html

27-11-2013 Comunicato dell'associazione No Alla Centrale sull'inceneritiore dei fanghi conciari

L'Associazione No alla Centrale e il dibattito sull'inceneritore dei fanghi conciari:http://www.montecchiopiu.com/leggi/il-dibattito-sullinceneritore-per-i-fanghi-conciari
 Nell'ultimo mese, dopo la nomina dell'amministratore unico di Acque del Chiampo Serafin, abbiamo assistito sui quotidiani ad una serie di dichiarazioni di sindaci ed esponenti delle categorie economiche in cui tutti sembrano essere contro tutti (sindaci contro sindaci, sindaci contro Acque del Chiampo, industriali della concia contro Acque del Chiampo e viceversa ecc.). Dichiarazioni di dura contrapposizione alternati ad appelli e disponibilità al dialogo.
Per noi i temi legati allo sviluppo dell'Ovest vicentino e soprattutto alla qualità e alla tutela del benessere dei cittadini possono essere affrontati solo in una logica di territorio e non di campanilismi o interessi di parte.
Detto questo, non sappiamo se e quanto queste contrapposizioni siano vere né, se e quanto siano legate a questioni personali o di interesse economico o di partito; comunque non ci interessa affatto entrare nel merito di queste polemiche, ci preoccupa però che in tutto questo si tiri in ballo il tema della gassificazione dei fanghi conciari e perfino il futuro del settore industriale della concia e con esso il destino di molte famiglie di lavoratori e lavoratrici del territorio. Sembra appunto che nessuno sappia cosa fare.
Il rischio che su questo tema si arrivi dentro una situazione di emergenza, più o meno cercata o colpevolmente non prevista. Una situazione di emergenza che poi giustifica qualsiasi scelta; anzi una sola scelta e cioè quella dell'inceneritore.
Come è noto le scelte determinate dall'emergenza, oltre ad essere molto rischiose, non hanno quasi mai portato alla soluzione dei problemi, anzi li hanno accentuati.
Oppure questo balletto di dichiarazioni può essere solo una rappresentazione di superficie, magari giustificata a da altri motivi ed interessi appunto di parte. Una discussione che sembra trovare una composizione nella annunciata costituzione della cosiddetta 'Consulta degli utenti' mentre in sotterranea, in sedi meno istituzionali e meno trasparenti, prosegue il processo per arrivare alla costruzione dell'inceneritore dei fanghi conciari.
E' necessario però evidenziare, per l'ennesima volta, un'altra questione fondamentale che emerge dalle dichiarazioni degli imprenditori: viene ciclicamente utilizzato il tema della  del futuro del distretto conciario e dei posti di lavoro associando il tutto al tema dell'inceneritore dei fanghi conciari.
Ora, come abbiamo detto più volte anche noi oltre a ben più autorevoli commentatori, la crisi che attraversa da più di 5 anni il distretto della concia e non solo quello, non è stata determinata e nemmeno minimamente influenzata dalla presenza o meno dell'inceneritore dei fanghi, ma ha ben altre origini che hanno a che fare sia con la congiuntura internazionale e nazionale, sia con limiti propri del tessuto produttivo locale. Senza voler generalizzare possiamo citare ad esempio: eccessiva frammentazione delle aziende, l'incapacità di agire come sistema e la litigiosità tra imprenditori, gli insufficienti investimenti, il non adeguato posizionamento e innovazione del prodotto; oltre ad un problema dei costi di produzione e della scarsissima solidità finanziaria media delle imprese del distretto.
Tutto questo, com'è evidente, non ha niente a che vedere col fatto dell'inceneritore dei fanghi, che casomai si pone in relazione ad un altro problema reale e cioè al continuare o meno il conferimento in discarica dei fanghi ed alla questione ambientale e della salute dei cittadini più in generale.
Gli imprenditori dovrebbero altrimenti dimostrare che, con la realizzazione dell'impianto si riavvia l'intero sviluppo del distretto e si riassumono le migliaia di lavoratori licenziati nel frattempo; ma ci sembra improbabile.
Facciamo anche presente che, come ben evidenziato dalla relazione dell'apposita commissione tecnica, il trattamento dei fanghi nell'inceneritore ha un costo ben maggiore dell'attuale conferimento in discarica quindi non riduce ma aumenta i costi per le imprese. A meno che, l'insistenza sull'inceneritore dei fanghi, non nasconda in realtà la volontà di creare un businnes alternativo per chi lo controlla.
Infine, in questo nuovo percorso innovativo e partecipativo presentato dal sindaco di Arzignano come segnale di velocità e trasparenza (dopo che era stato bloccato il precedente percorso avviato, perdendo così anni), sembra rimanere in ombra la questione centrale dell'accordo di programma cioè: 'Cosa fare dei fanghi di risulta del processo depurativo'.
Se finalmente è arrivata la condivisibile scelta di non acquistare l'impianto di gassificazione norvegese, per le carenze riscontrate da Arpav (noi lo avevamo detto già nel 2008, nel forum partecipativo 'Salviamoci la pelle') rimane la domanda di fondo: Gli enti preposti, a partire dalle amministrazioni comunali che sono chiamate a scegliere, continueranno a puntare solo sulla tecnica di gassificazione?
Se la risposta è sì, è necessario però rispondere a una domanda conseguente: 'Gli impianti di gassificazione sperimentati in Italia per una molteplicità di rifiuti si sono dimostrati un gigantesco flop tecnologico; qual'è la ditta di cui attende avvalersi l'ente gestore che possa garantire standard di sicurezza in termini quasi nulli di impatto ambientale (aria, acqua, suolo) e di netto miglioramento della qualità ambientale del comprensorio conciario, che è l'obbiettivo primario dell'accordo di programma?'
Siamo coscienti che è una domanda da 100 milioni di euro, ma è quella a cui si deve rispondere prima di decidere in quanto tempo si costruisce l'inceneritore.