Auguri di buon anno nuovo a tutti con una interessante riflessione sulla nostra acqua di Maurizio Ferron
Una interessante riflessione di Maurizio Ferron (abita a Montecchio ed è responsabile Fiom di Vicenza) sull'acqua che ci riguarda tutti
L'ACQUA MINACCIATA CHE DIVENTA MINACCIA 26 dicembre 2013. Mentre scrivo
sta piovendo e si annuncia una nuova emergenza meteo dovuta appunto
alle forti piogge. A questi periodici momenti di allarme per i danni che
possono essere provocati dall'acqua che cade dal cielo o che scorre nei
torrenti, si aggiungono altri allarmi che riguardano l'acqua
sotterranea che alimenta i nostri acquedotti. Solo a scorrere la cronaca
locale da luglio a dicembre 2013 si evidenziano ben 12 episodi di
inquinamento dell'acqua con un rischio per le falde e gli acquedotti;
alcuni dovuti a cause contingenti, molti dovuti a effetti di scarichi
industriali accumulati negli anni, altri ad entrambe le cause insieme.
Alcuni più circoscritti, altri più rilevanti e preoccupanti (Trissino,
Ovest vicentino e Basso vicentino, Sarcedo, Albettone, Vicenza,
Bressanvido, Marano Vicentino, Villaverla, Torri di Quartesolo e zona
est Vicenza, Monte di Malo, fiumi Brenta e Bacchiglione, oltre
all'inquinamento storico del bacino del Fratta-Gorzone). Sono vicende
che emergono periodicamente, qua e la, per poi tornare nascoste; appunto
in modo carsico come l'acqua in certe zone. Già solo dall'elenco delle
zone interessate (e delle relative sostanze chimiche) di questi ultimi
mesi si può evidenziare come il problema sia diffuso. Non sono
situazioni specifiche perché in realtà hanno tutte una stessa matrice e
cioè l'inquinamento dovuto a scarichi industriali. Tutto questo pone
interrogativi di carattere più generale che riguardano sia il nostro
passato sia il futuro, se non altro dal punto di vista produttivo e di
tutela della salute. Queste due questioni: l'acqua delle precipitazioni e
l'inquinamento delle falde, comportano rischi ed effetti diversi anche
se intrecciati; ma soprattutto riportano, com'è ovvio, ad un unico tema
perché richiamano direttamente alle stesse cause legate al nostro
modello di sviluppo, sia che si parli di cementificazione e consumo di
suolo, sia che si parli di scarichi e rifiuti. Penso sia utile perciò
richiamare tre concetti: a) I limiti ambientali e delle risorse naturali
b) Il dilemma lavoro-salute c) Quando e come intervenire a) Il primo
concetto è stato bene espresso in una recente intervista, proprio al
Giornale di Vicenza, dall'ex magistrato De Silvestri, il quale affermava
che fino a metà degli anni '70, per lo smaltimento dei rifiuti si
faceva affidamento sulla capacità autodepurativa delle grandi masse. In
pratica sulla capacità dell'acqua, aria e terreno di assorbire e
smaltire i nostri rifiuti, anche quelli più pericolosi. Una teoria più o
meno consapevole o, talvolta, un cinico opportunismo economico, che si
rivelano sempre più illusori e che stanno presentandoci il conto con gli
effetti che conosciamo. Non c'è alcun dubbio che da allora ad oggi sono
stati fatti notevoli passi in avanti, tuttavia resta l'effetto
cumulativo dei processi che pure continuano. b) il secondo tema è
appunto l'ingannevole e drammatico dilemma fra lavoro e salute; fra
diritto al lavoro e diritto a vivere in un ambiente sano. Un concetto
emerso con forza dalle vicende delle terre dei fuochi in Campania e
dell'ILVA di Taranto con il tema, degli scarichi industriali, dei
rifiuti, dei rischi per la salute e delle bonifiche. Ma ogni tanto
emerge nel dibattito locale su alcuni problemi del nostro territorio o
di singola azienda. In realtà questo falso dilemma rischia di farci
restare dentro un circolo vizioso che peggiora sempre più a causa (o con
la scusa) della crisi economica. La vera domanda è invece: 'Come
possiamo pensare ad un modello di utilizzo delle risorse, di produzione,
di consumo e di smaltimento (riciclo) dei rifiuti che sia compatibile
con l'ambiente e la salute delle persone? c) Infine l'ultimo tema è il
fatto di concepire l'intervento di tutela della salute e dell'ambiente
sempre a valle dei processi. Si discute ad esempio se gli scarichi o le
sostanze inquinanti sono dentro o no i limiti di legge, se i limiti sono
adeguati o no a salvaguardare la salute (per altro i limiti fissati
dalle norme vengono anche cambiati nel tempo) Oppure il pensare di
potersi affidare solo a salvifiche soluzioni tecnologiche (pur spesso
necessarie) a valle dei processi per limitare, o possibilmente evitare,
danni es filtri per depurare ecc... Questo ragionamento vale ovviamente
per l'acqua ma anche per l'incenerimento o la gassificazione dei rifiuti
perché anche le sostanze e le polveri emesse nell'aria vanno poi a
finire da qualche parte. Penso allora che, con particolare riferimento
ai rischi per l'acqua, ci siano degli interventi concreti ed immediati
che possono essere attivati come: - uno studio del nostro territorio con
l'individuazione precisa delle possibili fonti di rischio, - un
monitoraggio costante e un piano di bonifica dei terreni e dei siti
inquinati, ove necessario, sia di aree dismesse che in quelle dove sono
ancora presenti le attività produttive. Oltre naturalmente a proseguire
le attività di controllo per prevenire e sanzionare i comportamenti
illegali. Ma più in generale occorre anche pensare in prospettiva dentro
un orizzonte di conversione ecologica (energetica, industriale,
produttiva e dei consumi) Non nel senso di una deindustrializzazione ma
nel riprogettare gradualmente molti prodotti e merci nel loro intero
ciclo di vita, dalla produzione, all'efficienza nell’uso delle risorse e
dell’energia a un loro riciclo–riuso a fine vita. Tutto questo, la
bonifica e la cura dell'ambiente, lo sviluppo di prodotti e processi
produttivi di maggior qualità e sostenibilità non genera affatto
arretramento economico ma, al contrario, può essere la direttrice su cui
far ripartire lo sviluppo e l'occupazione nel nostro territorio, avendo
come riferimento quello che viene definito come il principio della
'Giustizia ambientale' secondo cui tutte le persone hanno diritto di
essere protette dall’inquinamento, di vivere in un ambiente salubre e di
godere della redistribuzione della ricchezza prodotta dalle risorse
naturali.
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