sabato 28 dicembre 2013

Auguri di buon anno nuovo a tutti con una interessante riflessione sulla nostra acqua di Maurizio Ferron


Una interessante riflessione di Maurizio Ferron  (abita a Montecchio ed è responsabile Fiom di Vicenza) sull'acqua che ci riguarda tutti
L'ACQUA MINACCIATA CHE DIVENTA MINACCIA 26 dicembre 2013. Mentre scrivo sta piovendo e si annuncia una nuova emergenza meteo dovuta appunto alle forti piogge. A questi periodici momenti di allarme per i danni che possono essere provocati dall'acqua che cade dal cielo o che scorre nei torrenti, si aggiungono altri allarmi che riguardano l'acqua sotterranea che alimenta i nostri acquedotti. Solo a scorrere la cronaca locale da luglio a dicembre 2013 si evidenziano ben 12 episodi di inquinamento dell'acqua con un rischio per le falde e gli acquedotti; alcuni dovuti a cause contingenti, molti dovuti a effetti di scarichi industriali accumulati negli anni, altri ad entrambe le cause insieme. Alcuni più circoscritti, altri più rilevanti e preoccupanti (Trissino, Ovest vicentino e Basso vicentino, Sarcedo, Albettone, Vicenza, Bressanvido, Marano Vicentino, Villaverla, Torri di Quartesolo e zona est Vicenza, Monte di Malo, fiumi Brenta e Bacchiglione, oltre all'inquinamento storico del bacino del Fratta-Gorzone). Sono vicende che emergono periodicamente, qua e la, per poi tornare nascoste; appunto in modo carsico come l'acqua in certe zone. Già solo dall'elenco delle zone interessate (e delle relative sostanze chimiche) di questi ultimi mesi si può evidenziare come il problema sia diffuso. Non sono situazioni specifiche perché in realtà hanno tutte una stessa matrice e cioè l'inquinamento dovuto a scarichi industriali. Tutto questo pone interrogativi di carattere più generale che riguardano sia il nostro passato sia il futuro, se non altro dal punto di vista produttivo e di tutela della salute. Queste due questioni: l'acqua delle precipitazioni e l'inquinamento delle falde, comportano rischi ed effetti diversi anche se intrecciati; ma soprattutto riportano, com'è ovvio, ad un unico tema perché richiamano direttamente alle stesse cause legate al nostro modello di sviluppo, sia che si parli di cementificazione e consumo di suolo, sia che si parli di scarichi e rifiuti. Penso sia utile perciò richiamare tre concetti: a) I limiti ambientali e delle risorse naturali b) Il dilemma lavoro-salute c) Quando e come intervenire a) Il primo concetto è stato bene espresso in una recente intervista, proprio al Giornale di Vicenza, dall'ex magistrato De Silvestri, il quale affermava che fino a metà degli anni '70, per lo smaltimento dei rifiuti si faceva affidamento sulla capacità autodepurativa delle grandi masse. In pratica sulla capacità dell'acqua, aria e terreno di assorbire e smaltire i nostri rifiuti, anche quelli più pericolosi. Una teoria più o meno consapevole o, talvolta, un cinico opportunismo economico, che si rivelano sempre più illusori e che stanno presentandoci il conto con gli effetti che conosciamo. Non c'è alcun dubbio che da allora ad oggi sono stati fatti notevoli passi in avanti, tuttavia resta l'effetto cumulativo dei processi che pure continuano. b) il secondo tema è appunto l'ingannevole e drammatico dilemma fra lavoro e salute; fra diritto al lavoro e diritto a vivere in un ambiente sano. Un concetto emerso con forza dalle vicende delle terre dei fuochi in Campania e dell'ILVA di Taranto con il tema, degli scarichi industriali, dei rifiuti, dei rischi per la salute e delle bonifiche. Ma ogni tanto emerge nel dibattito locale su alcuni problemi del nostro territorio o di singola azienda. In realtà questo falso dilemma rischia di farci restare dentro un circolo vizioso che peggiora sempre più a causa (o con la scusa) della crisi economica. La vera domanda è invece: 'Come possiamo pensare ad un modello di utilizzo delle risorse, di produzione, di consumo e di smaltimento (riciclo) dei rifiuti che sia compatibile con l'ambiente e la salute delle persone? c) Infine l'ultimo tema è il fatto di concepire l'intervento di tutela della salute e dell'ambiente sempre a valle dei processi. Si discute ad esempio se gli scarichi o le sostanze inquinanti sono dentro o no i limiti di legge, se i limiti sono adeguati o no a salvaguardare la salute (per altro i limiti fissati dalle norme vengono anche cambiati nel tempo) Oppure il pensare di potersi affidare solo a salvifiche soluzioni tecnologiche (pur spesso necessarie) a valle dei processi per limitare, o possibilmente evitare, danni es filtri per depurare ecc... Questo ragionamento vale ovviamente per l'acqua ma anche per l'incenerimento o la gassificazione dei rifiuti perché anche le sostanze e le polveri emesse nell'aria vanno poi a finire da qualche parte. Penso allora che, con particolare riferimento ai rischi per l'acqua, ci siano degli interventi concreti ed immediati che possono essere attivati come: - uno studio del nostro territorio con l'individuazione precisa delle possibili fonti di rischio, - un monitoraggio costante e un piano di bonifica dei terreni e dei siti inquinati, ove necessario, sia di aree dismesse che in quelle dove sono ancora presenti le attività produttive. Oltre naturalmente a proseguire le attività di controllo per prevenire e sanzionare i comportamenti illegali. Ma più in generale occorre anche pensare in prospettiva dentro un orizzonte di conversione ecologica (energetica, industriale, produttiva e dei consumi) Non nel senso di una deindustrializzazione ma nel riprogettare gradualmente molti prodotti e merci nel loro intero ciclo di vita, dalla produzione, all'efficienza nell’uso delle risorse e dell’energia a un loro riciclo–riuso a fine vita. Tutto questo, la bonifica e la cura dell'ambiente, lo sviluppo di prodotti e processi produttivi di maggior qualità e sostenibilità non genera affatto arretramento economico ma, al contrario, può essere la direttrice su cui far ripartire lo sviluppo e l'occupazione nel nostro territorio, avendo come riferimento quello che viene definito come il principio della 'Giustizia ambientale' secondo cui tutte le persone hanno diritto di essere protette dall’inquinamento, di vivere in un ambiente salubre e di godere della redistribuzione della ricchezza prodotta dalle risorse naturali.

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