Pubblichiamo di seguito la lettera firmata da medici e altri
professionisti della salute, in gran parte membri dell’International
Society of Doctors for Environment (ISDE) e medici di Medicina Generale
(MMG), attraverso la quale ricordano la pericolosità dei composti
perfluoroalchilici e chiedono che sia avviato con urgenza un progetto
di screening sanitario della popolazione vicentina residente nei Comuni
che hanno attinto per anni l'acqua potabile per i loro cittadini dai
pozzi contaminati.
Le acque potabili in una trentina di comuni veneti sono risultate contaminate da parte di sostanze perfluoalchiliche (PFA), le più note delle quali sono l'acidoperfluoroottanoico (PFOA o C8) e l'acido perfluoottano sulfonato (PFOS). L’assunzione involontaria con l’acqua potabile e con gli alimenti contaminati è la più importante via di contaminazione per la popolazione, nel cui sangue le PFA si accumulano per decenni, anche in conseguenza dell’utilizzo di un’infinità di oggetti di uso e consumo quotidiano (rivestimento antiaderente per pentolame, tessuti impermeabilizzati e traspiranti, contenitori per alimenti, detersivi, isolanti).
Un caso simile di contaminazione delle acque fu scoperto negli Stati Uniti, dove, nel 2005, una nota multinazionale, per aver inquinato con le PFA per oltre 50 anni le falde acquifere utilizzate da 69.000 persone, fu multata per oltre 300 milioni di dollari, con 70 dei quali furono finanziati uno screening sanitario immediato della popolazione contaminata e una dozzina di studi condotti da uno gruppo di epidemiologi indipendenti (il C8 Science Panel). I risultati di molti di questi studi sono stati già pubblicati su riviste mediche e sono disponibili sul sito Internet del C8 Science Panel.
Nel loro rapporto finale, pubblicato nel novembre 2012, gli esperti affermano che è emersa una probabile correlazione con l’esposizione al PFOA e le seguenti malattie che risultarono più frequenti nei soggetti con le maggiori concentrazioni di PFAA nel loro sangue: cancro dei reni, cancro dei testicoli, ipercolesterolemia, malattie della tiroide, ipertensione della gravidanza/preeclampsia, colite ulcerosa. Inoltre, altri studi condotti anche in Italia, hanno stabilito una probabile correlazione fra PFA e malattie cardiovascolari, ictus cerebrale, diabete, infertilità maschile e femminile, linfomi e leucemie.
Per linfomi e leucemie, secondo le stime del registro tumori del Veneto, ci sarebbe, un eccesso storico in certe zone della provincia di Vicenza rispetto al resto della regione.
Stando sempre ai dati ufficiali, i maschi di 3 delle 4 ULSS del vicentino avrebbero un rischio di morte maggiore che altrove per: malattie cardiovascolari, cardiopatie ischemiche, ictus cerebrale e diabete. Infine, due fra le ULSS maggiormente interessate dall’inquinamento da PFA, hanno un numero di esenzioni ticket per patologie tiroidee superiore alla media veneta.
Per molte delle malattie che causano nel vicentino un numero di morti, o un consumo di farmaci e di risorse sanitarie, maggiore che nelle zone vicine, è stato avanzato il ragionevole sospetto che ci possa essere una correlazione con i livelli nel sangue di PFOA e PFOS. Il PFOA e gli altri PFAA sono considerati interferenti o distruttori endocrini, sono cioè “..sostanze che, alterando, l’equilibrio ormonale possono provocare patologie di diverso genere..”. I PFAA sono sicuramente cancerogeni per gli animali e, negli USA, sono considerati “probabilmente cancerogeni anche per gli uomini”.
Nel 2009 il PFOS è stato inserito nella lista, della Convenzione di Stoccolma delle sostanze inquinanti persistenti (POP) in cui sono comprese anche DDT e la diossina; l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro di Lione ha avviato la procedura ad “elevata priorità” di revisione della cancerogenità delle PFAA. La produzione del PFOS è stata sospesa nel 2000 negli USA e fortemente limitata per legge in Europa.
Pertanto, se le PFAA si sono dimostrate tossiche e cancerogene per i cittadini americani e di altre regioni del mondo (che hanno ingerito e inalato probabilmente le stesse PFAA prodotte a Vicenza ed esportate nel mondo) perché dovrebbero essere innocue per i cittadini veneti?
Non ritengono le autorità sanitarie regionali e locali che sia quanto meno improprio continuare a affermare che non c’è pericolo? Noi riteniamo invece che sia necessario avviare urgentemente, con la collaborazione di esperti indipendenti (per esempio un membro del comitato scientifico ISDE), un progetto di sorveglianza sanitaria delle popolazioni esposte, magari facendolo pagare agli inquinatori, come già avvenuto negli Stati Uniti, in modo da stabilire se queste sostanze abbiano provocato danni anche in Veneto.
Vincenzo Cordiano, medico ospedaliero, presidente della sezione ISDE di Vicenza
Francesco Cavasin , MMG, Presidente Associazione Medici per l' Ambiente di Treviso AMA TV, ISDE
Bruno Franco Novelletto, MMG, presidente della sezione ISDE di PD
Giampaolo Prof Velo, Presidente ISDE VR
Giovanni Battilotti, MMG, Valdagno (VI)
Giovanni Beghini, ISDE VR
Gaetano Calcaterra, Psicologo, ISDE VI
Alberto Dolci, MMG Castelgomberto (VI)
Paolo Ferrari, MMG, ISDE VR
Saverio Grassano, MMG, Mezzane di Sotto (VR)
Flavio Guiotto, MMG Cornedo Vicentino
Mario Lafratta, MMG, Altavilla Vicentina
Maria Pia Grazia Lora, MMG, ISDE VI
Francesco Lupo, MMG, Valdagno (VI)
Vittorio Lupo, MMG, Trissino (VI)
Laura Maffiotti, Biologa, Vice Presidente, ISDE VI
Giuseppe Massarelli. MMG, Valdagno (VI)
Paolo Meneguzzo, specializzando, ISDE VI
Guido Novella, MMG, ISDE VI
Laura Ossana, MMG, Chiampo (VI)
Giorgio Pasqualetto, MMG, Montebello Vicentino
Donatella Ramorino, Biologa, ISDE VR
Giorgio Schiavo Sterzi, MMG, Castelgomberto (VI)
Andrea Tenci, medico ospedaliero, ISDE VR
Paolo Tonello, MMG, ISDE VI, Castelgomberto (VI)
Claudio Trainotti, MMG, Arzignano (VI)
Riccardo Trespidi, MMG, ISDE VR
Attilio Tomba, MMG, Valdagno (VI)
Chiara Vassalli, specializzanda, ISDE VI
Eugenio Visonà, MMG, Valdagno (VI)
Silvia Zanini, pediatra, ISDE VR
Dino Zenere, MMG, Valdagno (VI)
Sandro Zorzi, Specializzando, ISDE PD
Anna Cheti Zuin, MMG, Arzignano (VI)
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